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L’assemblea dei lavoratori di Leonardo che ha deciso lo sciopero

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Uno sciopero deciso in assemblea il giorno stesso. Un’urgenza per i rappresentanti di Fiom Cgil e Uilm e per i lavoratori, che hanno visto la loro azienda in due anni convertirsi da modello produttivo a contenitore a rischio desertificazione. Hanno incrociato le braccia i dipendenti della Leonardo di Grottaglie. Lo hanno fatto dopo essere rientrati a pieni ranghi in fabbrica a distanza di mesi.

L’adesione è stata alta su 1.300 effettivi (non ha aderito la Fim Cisl). Il calo delle commesse delle fusoliere dell’aereo Boeing 787, dovute al fermo di buona parte dell’aviazione civile a causa della pandemia Covid, ha acuito una crisi che si trascinava almeno dal 2019. Una crisi strutturale figlia di scelte politiche e strategiche che hanno privilegiato alcuni siti, soprattutto del Nord, della azienda di Finmeccanica.

Il pericolo è la cassa integrazione annunciata a partire dal prossimo anno per un cosiddetto «vuoto lavorativo» che prevede di fatto 400 esuberi. Grottaglie è l’unico sito a mono committenza. I dipendenti hanno cominciato a far rientro il 20 ottobre, dopo essere rimasti a casa dallo scorso 9 luglio (salvo gli ingegneri).

Un accordo azienda-sindacati ha utilizzato un mix di soluzioni tra formazione professionale, ferie pregresse e correnti, messa a disposizione di ore da parte dei lavoratori di tutto il gruppo, smonetizzazione delle giornate festive ricadenti, nel 2021, nell’arco della settimana, e ha evitato la cassa integrazione. L’ammortizzatore sociale scatterebbe invece dal prossimo gennaio in modalità differenti per tutti e quattro gli stabilimenti del Sud dove è concentrata la divisione Aerostrutture: Grottaglie, Pomigliano D’Arco, Nola e Foggia.

«È la parte povera della produzione – spiega Roberto Clemente, Fiom – che i governi hanno relegato nel Mezzogiorno. Scelte che paghiamo a Taranto dove c’è l’unico sito con commessa unica. Non si è mai deciso di destinare qui altre produzioni. Così accade che in alcuni siti del Nord si assume per l’aumento di commesse e qui non abbiamo lavoro. Non ne facciamo una questione di campanile, ma la differenza è tra chi ha troppo e chi rischia di morire: sono anni che chiediamo produzioni aggiuntive». Leonardo ha ribadito che su Grottaglie arriverà parte del programma del nuovo drone europeo Euromale proprio per renderlo meno vincolato e dipendente dall’unica commessa con Boeing per il 787. Ma la soluzione non convince.

«Per arrivare a una produzione – spiega ancora Clemente-, se si arriverà, passeranno anni. La Spagna si è già ritirata dal consorzio. Abbiamo visto invece le commesse calare drasticamente da 14 a meno di quattro serie mensili e la Boeing annunciare che non si tornerà più ai livelli produttivi di un tempo. Serve quindi un programma urgente di diversificazione e magari nel frattempo spostare i lavoratori lì dove c’è bisogno, come ad esempio a Brindisi per la divisione elicotteri, come è accaduto qui in tanti anni quando abbiamo ospitato lavoratori del gruppo provenenti da tutta Italia. Nel frattempo rimarrà la nostra mobilitazione in attesa dell’incontro del 12 novembre su divisione Aerostrutture».

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