X
<
>

Rinaldo Melucci

Condividi:
3 minuti per la lettura

Il rimpasto avvenuto con la benedizione del governatore Michele Emiliano e l’apertura a porzioni di centrodestra e di ex fedeli del sindaco di estrema destra Giancarlo Cito, non è bastato.

Ha esaurito i suoi effetti nel volgere di un mese. E Rinaldo Melucci non può che avercela con chi era nella sua maggioranza e aveva assunto incarichi anche nelle municipalizzate. L’appena decaduto sindaco Pd di Taranto ce l’ha col consigliere, sia regionale che comunale dei Popolari, Massimo Stellato, su tutti, l’uomo vicino al direttore dell’agenzia regionale Arpal Massimo Cassano.

Ma non solo. Con una seconda nota a commento dello scioglimento dell’assemblea cittadina dopo il deposito di 17 firme da parte di altrettanti consiglieri, di cui otto della maggioranza, attacca e chiede le dimissioni anche di tutti gli assessori legati ai firmatari: «Non è un fulmine a ciel sereno, sono mesi e addirittura anni che un manipolo di persone ricatta l’amministrazione e frena lo sviluppo della città, percependo nel contempo lauti stipendi in qualità di assessori, presidenti di partecipate o altro». Segue l’elenco degli assessori che «dovrebbero semplicemente dimettersi, senza ricavare altri vantaggi ai danni della comunità da qui alle elezioni amministrative 2022».

Un attacco duro, che col liberi tutti scopre il vaso di Pandora di un’amministrazione che si è retta a fatica fin dalla sua elezione nel 2017. Melucci paga manovre e rimescolamenti in seno a Palazzo di Città ma anche fuori. I mandanti della chiusura anticipata della sua esperienza sono da ricercare a Bari, secondo le opinioni più comuni. Ed esattamente nella spaccatura proprio dei Popolari seduti sugli scranni della maggioranza di Emiliano, con Stellato e Cassano pronti a silurare l’attuale assessore al Personale Gianni Stea.

La caduta di Melucci varrebbe un messaggio a Emiliano. Lo spiega di impulso Mino Borracino, tarantino e consigliere personale di Emiliano: «Stellato è consigliere di maggioranza, fossi nel presidente chiederei conto di ciò che è accaduto». Borracino focalizza un suo intervento anche sui circa i 2 miliardi di euro che stanno arrivando a Taranto per la rigenerazione e il rilancio della città (si pensi al recupero della città vecchia o ai Giochi del mediterraneo del 2026) e a presunti poteri forti che avrebbero avuto interessi a metterci mani. Poteri forti che avrebbero trovato accordi per promuovere un eventuale polo centrista decisivo per le prossime elezioni.

Di fatto all’interno della maggioranza che sostiene Emiliano da ieri è partita la resa dei conti per una posizione che crea imbarazzo, in vista della federazione delle liste civiche che appoggiano il governatore: Con e Popolari. Taranto, nel frattempo, si trova ad affrontare mesi cruciali per i bandi di accesso al Piano nazionale di ripresa e resilienza e a trattative col governo per la vertenza ex Ilva senza una rappresentanza diretta della comunità.

È l’accusa che gli assessori e i sostenitori del sindaco uscente rivolgono ai firmatari, di cui fanno parte anche due dei principali rappresentanti del mondo ambientalista, Massimo Battista, fuoriuscito dai 5 stelle e attivista del comitato Liberi e pensanti, e Vincenzo Fornaro, eletto con i Verdi e sfiduciato ora dagli stessi. Melucci ha incassato la fiducia del Pd e di Emiliano e sarà il candidato di riferimento, anche se all’orizzonte si potrebbero aprire nuovi scenari.

C’è un’ipotesi remota che circola tra i ben informati, che non esclude una possibile convergenza sull’ex sottosegretario pentastellato Mario Turco. Fantapolitica, forse. Ma le sue aspirazioni sono note e le recenti intese tra il capo politico Giuseppe Conte e il governatore potrebbero cambiare le carte in tavola. E da qui ai prossimi mesi anche la storia della seconda, nonché più complessa, città della Puglia.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE