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Rinaldo Melucci

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La caduta della Giunta guidata da Rinaldo Melucci continua a suscitare scossoni, malumori, polemiche e rese dei conti. Quella col consigliere di maggioranza, al Comune e alla Regione, in quota Popolari con Emiliano Massimiliano Stellato prima di tutto. In tanti ne chiedono l’allontanamento. Da Taranto a Bari, sia a sinistra che all’interno della sua lista, spaccata in due fazioni, quella dell’ex sottosegretario e attuale commissario dell’agenzia per il lavoro Arpal Massimo Cassano a lui vicina, da una parte, e quella dell’assessore al Personale Gianni Stea, dall’altra, si pretende una contromisura.

Stellato è tra i 17 firmatari delle dimissioni depositate da un notaio che hanno sancito lo scioglimento del Consiglio e la caduta della Giunta comunale di Taranto a sette mesi dalle elezioni. Ieri i circoli di Taranto del Pd hanno votato un documento col quale chiedono al segretario regionale uscente Marco Lacarra di fare pressioni per un intervento del governatore Michele Emiliano ai fini dell’estromissione di Stellato dalla coalizione della maggioranza che lo supporta.

Non va giù aver perso la guida dell’ente in un momento cruciale per investimenti e bandi in favore della città. Lacarra ha risposto in serata: «Penso si debba esigere chiarezza e lealtà nei confronti della comunità politica del centrosinistra pugliese: non si può essere un Consigliere regionale della nostra maggioranza e contestualmente contribuire alla caduta di una amministrazione a guida Pd. È necessario un chiarimento». Oltre alla guerra interna ai Popolari, lo scontro è maturato naturalmente a Taranto dove si contano scontenti del rapporto con Melucci, delusi aspiranti a poltrone tra Comune e Regione e future pedine di un nuovo polo nascente al centro, che avrebbe come riferimento il presidente della Provincia e sindaco di Castellaneta Giovanni Gugliotti.

Quest’ultimo aveva espresso nei mesi scorsi la volontà di provare la scalata a sindaco di Taranto, senza però trovare sponde nel centrosinistra. Sponde che avrebbe trovato invece in referenti di centro pronti ad andare oltre, con un progetto architettato tra Bari e Roma, la riconferma di Melucci e l’alleanza con Emiliano. A fare gola sono i circa 2 miliardi di investimenti che stanno per piombare da qui ai prossimi tre anni sulla città tra Pnrr, Cis, bonifiche e altri fondi statali ed europei, come aveva suggerito il consigliere personale di Emiliano, il tarantino Mino Borracino.

Di qui la considerazione sui presunti poteri forti che starebbero in qualche modo dalla parte di Gugliotti. Nella mattinata di ieri si era diffusa la voce, non confermata, di due dei 17 firmatari che avrebbero provato a ricucire il rapporto con Melucci. Reale, se pur arduo, il tentativo dell’assessora ai Lavori pubblici Francesca Viggiano di impugnare le dimissioni per vizi di forma. «Devono considerarsi irrituali, irricevibili e pertanto improduttive di effetti in quanto rassegnate in spregio all’articolo 38, comma 8, del Testo unico ordinamento enti locali. I consiglieri avrebbero presentato le dimissioni, non protocollate, contestualmente a un notaio e l’atto sarebbe stato poi depositato da una terza persona alla segreteria generale del Comune». Un tentativo che fa emergere l’ira e l’amarezza per quanto accaduto.

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