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PAUL Di Filippo è uno scrittore di fantascienza statunitense. È autore di “La regina dei Sassi”, il nuovo titolo della collana “Diari di viaggio autoriali”, che porta all’esterno il territorio lucano, rendendolo protagonista di racconti e nuove visioni. Comincio chiedendo dello sguardo sulla nostra piccola regione e su quel pezzo di Basilicata che sono i Sassi di Matera: un luogo che è testimonianza di antica povertà diventata ricchezza e sviluppo.

Come sei arrivato qui? Come hai scelto questa destinazione?

«Da italo-americano ho una grande passione per la terra dei miei antenati. Ogni volta che qualcuno dall’Italia mi contatta per un progetto, cerco di prendere al volo l’occasione. Immaginate la mia sorpresa quando mi è stato proposto un incarico simile, praticamente il sogno di una vita: volare a Matera, assorbire l’atmosfera di quella città e del territorio circostante, poi scriverne, raccontando delle mie sensazioni, a metà tra reportage e fiction. Dovevo produrre un racconto che potesse fare anche da vetrina alla regione. Ecco, bisognerebbe essere pazzi per rifiutare».

Matera è un luogo di grande spiritualità, che custodisce migliaia di antiche leggende. Che ispirazione ti ha dato? Ti capita anche con altre città del  Sud?

«Essendo stato in Italia solo due volte prima, non ho visto che l’uno per cento delle meraviglie del vostro Paese. Matera e la Basilicata mi erano sconosciute e ho cercato di non esagerare con le ricerche prima del viaggio. Volevo arrivare libero da preconcetti. Così, quando sono arrivato a Matera mi sono affidato a due straordinarie guide, Dora e Michele Capiello, che mi hanno fatto immergere nella storia e nella bellezza della regione. Ho provato subito una grande empatia: l’atmosfera quasi magica, combinata con la cultura e il clima gioioso di oggi, sono stati di vera ispirazione. L’intera Basilicata è fatta per la narrazione».

Che differenza c’è tra leggenda e storia fantasy?

«Penso che le antiche leggende e storie di fantasia più moderne inevitabilmente si sovrappongano. I nostri antenati si tramandavano leggende prima che questo tipo di racconto diventasse una categoria del marketing editoriale, dopo il successo del Signore degli anelli. La parte difficile nel costruire da zero una storia in cui si vogliono inserire anche alcuni riferimenti leggendari, sta nel fatto che le leggende derivano dalla coscienza delle masse e sono state ridefinite nel corso dei secoli. Quindi noi scrittori di fantasy prendiamo in prestito quello che possiamo e inventiamo il resto, sperando per il meglio».

Chi è la regina dei Sassi? A chi ti sei ispirato nel caratterizzare il personaggio?

«Posso dire che l’Italia è piena di belle donne, di donne belle di ogni età? Camminando è facile incrociare le diverse tipologie junghiane e di bellezza classica, tutte lì. Nel racconto ho concepito una donna eterna che può rappresentare l’incarnazione vivente della terra. Diciamo che se Sophia Loren fosse stata nel fiore dei suoi anni, l’avrei trovata perfetta in questo ruolo nella versione cinematografica. Naturalmente anche Gina Lollobrigida sarebbe andata bene».

Gli italiani sono un popolo di nostalgici e romantici. E il futuro ci fa spesso paura. Ma la società cambia, il tempo passa e bisogna guardare avanti. Bisogne essere ottimisti?

«Quando scrivo di fantascienza, assumo sempre una visione ottimistica. Certo, non possiamo negare che il mondo debba affrontare molti problemi e diverse gravi crisi. Ma dobbiamo supporre che la vita e la civiltà troveranno una buona via di evoluzione – altrimenti non avremmo alternative che il suicidio. Del resto, proprio lo sguardo al passato ci ricorda che già molte volte abbiamo affrontato circostanze che sembravano terribili. Perciò, speriamo sempre per il meglio, e andiamo avanti».

Una piccola regione come la Basilicata come può proiettarsi nel futuro? Matera può diventare capitale della cultura? E che ruolo potreste avere voi scrittori in questo percorso?

«Io vivo nella piccola città di Providence, famosa come la città natale di Howard Phillips Lovecraft. È nello stato di Rhode Island, che con solo 175.000 abitanti è il più piccolo stato negli Stati Uniti, per di più con un’economia in crisi. Eppure la città è un grande incubatore di musica, innovazione, arte, educazione e divertimento. (Un po’ è merito della numerosa presenza di italo-american, ne sono certo!). La dimensione, insomma, non può essere una metrica adeguata: funzionano, invece, spirito, forza di volontà, ispirazione, visione.

Che cosa più ti piace della cultura italiana?

«Potrei passare un giorno intero a elencare cose. Cibo, arte, musica, architettura… Ma la cosa più importante sono le persone, la loro simpatia, l’umorismo, il coraggio e la gioia di vivere. A proposito di cibo, il mio amico siciliano, lo scrittore Claudio Chillemi, sostiene che io sia un barbaro perché condisco la pasta con il pesce con pecorino e parmigiano».

Il digitale e le rete possono rafforzare la connessione tra persone? Quanto è diversa la cultura digitale qui, in Basilicata, da quella oltreoceano?

«Spero che Internet faciliti sempre le avventure creative: di sicuro ha reso possibile questo mio viaggio dentro Matera. Ma non mi piace pensare a una “cultura globale”, che annulli le differenze locali, le peculiarità regionali. Sarebbe un mondo molto più noioso».

Sapremo sempre vivere le passioni umane ora che andiamo verso l’epoca dell’intelligenza artificiale?

«Finché la scienza non manometterà il genoma umano, per trasmetterne le modifiche anche alel generazioni successive, tutto andrà bene. Il cuore, il cervello e l’anima continueranno ad andare avanti nei loro percorsi sentimentali. Ma quella della manomissione del nostro DNA è una possibilità reale. Poi, chi lo sa? In qualche mio racconto ho immaginato il nascere di emozioni e capacità nuove, diverse. Ma se dovessero estinguersi le “vecchie” modalità di sentire, la specie umana perderebbe molto».

Che cosa ti porti dietro del passaggio in Basilicata?

«Sono deciso a tornare con mia moglie, Deborah Newton, per far incontrare ancora una volta a tutti gli amici che ho trovato e vedere tutto quello che ancora non ho potuto visitare. Magari potrei persino vivere un’avventura come acacde al mio protagonista. Meglio, però, con molti meno pericoli!».

@l_serino

 

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