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POTENZA – «Il punto è semplice: la festa di San Gerardo, con la Parata dei turchi e le altre iniziative che ormai ne sono diventate parte fondamentale, è un diritto “inalienabile” della città». Per questo, dice il sindaco Vito Santarsiero, nel contesto di incertezza economica che c’è, tra bilanci rosicati, Imu che non arriverà e il caos politico alla Regione Basilicata, «abbiamo preso la cifra che serviva dalla spesa corrente». 

Ottantamila euro per Parata, luminarie, sicurezza «e speriamo bastino». Tra le novità, una campagna di comunicazione costruita con la società Scai tarata sui social network. Ci saranno anche dei gadget: t-shirt, pins, tazze che saranno in vendita nello store da sistemare nell’atrio del Municipio. Nel frattempo, la festa è già entrata nel vivo, con la città pronta a farsi stretta attorno al patrono. Decine le associazioni impegnate, centinaia i volontari che stanno facendo la propria parte. La Parata dei turchi è il momento istituzionale della festa laica che precede la processione religiosa del 30 maggio. 

E poi i concerti, le iniziative di solidarietà, le mostre fotografiche, gli spettacoli pe ri più piccoli. «Una festa popolare torna alla città così, in fondo. Quando la città se ne riappropria». E negli ultimi anni, tra mille passi, tentativi, qualche volta polemiche, aggiustamenti, il percorso messo in piedi è proprio quello di una connessione collettiva. «Gente che si impegna, che mette a disposizione esperienza, idee, energie, tempo». 

Ieri mattina buona parte di questa realtà era in comune, per la presentazione ufficiale delle iniziative. Pochi minuti a testa per raccontare l’entusiasmo e lo sforzo. La Parata manterrà lo stesso percorso e le tre ambientazioni storiche indicate dal disciplinare dell’evento: l’ingresso del conte Guevara in città, l’epoca medievale di Gerardo vescovo, la città dell’ottocento. Dopo qualche anno anche la iaccara, quel fascio enorme di canne e legna che arderà la notte è tornata nell’immaginario cittadino. 

Quest’anno c’è spazio per un campo medievale che, spiega Evilia Di Lonardo, sarà un momento in cui la storia si mescolerà alla riflessione sulla sostenibilità con le aree dell’hinterland. Ai più piccoli pensano i ragazzi di Accademia dei due mondi. Lo sa Giampiero Benedetto che ai bambini la leggenda arriva giocando. «Per questo li truccheremo da turchi». L’associazione Io Potentino, poi, cerca di recuperare in un contesto di solidarietà vecchie tradizioni, come quella dei cinti. E chiunque, dice Francesco Romagnano, potrà accompagnarli nella distribuzione dei kit di ristoro di cui l’associazione si farà carico per gli ambulanti che arriveranno in città. Ancora tanta musica e riscoperta di melodie, testi e strumentazioni, anticipa Rocco Pietrafesa di Lucus. 

La piazza tornerà piena così, dopo lo stop dello scorso anno, per i lavori di riqualificazione. I Portatori del Santo hanno messo su un cartellone di serate che conta su gruppi internazionali e talenti locali. «Non dimentichiamo, però – aggiunge Giorgio Scopo – la voglia di tradizione e identità cittadina». Alle giornate nelle scuole, a parlare della storia di Potenza ai più piccoli, tengono davvero. Anche il Cidi ha portato al tradizione nelle scuole. 

Ognuno di loro, ogni pezzo della macchina che sta dietro alla festa – associazioni, dipendenti comunali, commercianti – ci ha messo esperienza, voglia, aspettativa. Una fatica non da poco. Per tutti. «E’ che a raccontarla neanche si riesce a trasmettere quanta responsabilità tocca a tutti», dice la dottoressa Fabrizio, da pochi giorni a capo dell’ufficio Cultura del Comune. Questa volta nella festa non sarà solo cittadina spettatrice. «Confesso, è emozionante. Ma contemporaneamente scopro e osservo cose nuove della vita della città». Una su tutte. «Una gran voglia di partecipazione in una città che forse non è poi così arroccata come raccontano
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