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MATERA – Il fatto è questo: c’è una struttura che riunisce quattro chiese rupestri aperta ai turisti nella quale si spendono due euro per visitare le magnifiche testimonianze del passato che ha reso celebre la città in tutto il mondo.

La struttura si chiama Convicinio di S. Antonio e secondo l’ing Francesco Paolo Tataranni, dirigente del Comune che in questi giorni sostituisce la collega del settore Patrimonio e cultura: «E’ chiuso, perchè abbiamo un contenzioso con la società che lo gestiva e dunque c’è una sospensione dell’attività. Di questa vicenda si occupa l’ufficio cultura il cui dirigente sostituisco  in questo periodo. Al  momento non ho altre informazioni».

Morale: il Convicinio non è visitabile.

E invece no.

Le porte sono aperte e per la modica cifra di 2 euro (peraltro chieste in modo occasionale da persone senza alcun segno di riconoscimento, ndr.) si può entrare all’interno di questo magnifico complesso, come dimostrano le foto che pubblichiamo in queste pagine che mostrano anche la coda dei turisti in attesa. Il caso, ancora più clamoroso, è che il biglietto rilasciato su una ricevuta con un semplice numero di serie, riporta un timbro quasi invisibile della Fondazione Sgarbi.

C’è da domandarsi a questo punto chi gestisce cosa.

L’inesperto ingegner Tataranni, forse potrebbe non essere aggiornato sulla vicenda ma il celebre critico d’arte emiliano conosce l’attività della  Fondazione che comunque non gestisce più da tempo e, come si legge nell’articolo pubblicato in pagina a lato, è attualmente ignaro circa qualsiasi forma di gestione affidata all’organizzazione che porta il suo nome.

Le domande sono molte, ma ce n’è una su tutte: Se non è la Fondazione Sgarbi, chi incassa il denaro provento dei biglietti per l’ingresso al Convicinio di S. Antonio? E a quale titolo? E il Comune ignaro?

Impossibile saperlo anche perchè sulla ricevuta rilasciata (la n.38 rilasciata alle 11 del mattino, ndr.) non sono visibili dati fiscali come la partita Iva o il codice fiscale.

E’ triste appurare che il patrimonio della città patrimonio Unesco venga svilito fino a questo punto, in mano a chissà quale organizzazione e in nome di un affidamento di cui ad oggi non si sa nulla,  premesso che ci sarebbe anche un contenzioso precedente da sanare.

Matera ha bisogno di rigore, qualità, affidabilità ma soprattutto chiarezza soprattutto per regolare una risorsa come quella turistica che deve diventare il volàno dell’economia locale.

Anche per questo ci sono risposte?

a.ciervo@luedi.it

 

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