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SETTE giorni fa, quando la terra inghiottì le palazzine di vico Piave alle 7,30 del mattino,  era nella sua abitazione, pronto a raggiungere il suo ufficio, la casa di produzione Blu video.  Geo Coretti, padre di tre figli (di 14, 12 e 5 anni, ndr.)  vive  in vico Piave 9, a pochi metri da quei muri ridotti in macerie.  Non dimenticherà mai quel boato, l’odore di gas, il terrore degli  attimi successivi al crollo delle palazzine al numero civico 20. «In quel momento  i miei figli erano ancora a letto. Siamo scesi subito in strada.  Da tempo si diceva qualcosa, se ne parlava, ma non ci aspettavamo quello che è successo».  

Una settimana dopo,  è tutto ancora chiaro nella memoria: «Ho incontrato oggi (ieri, ndr.) gli altri abitanti di vico Piave, però il pericolo lo avvertiamo ancora. Non vogliamo che quella strada diventi un museo a cielo aperto – spiega ancora – una Pompei materana».  In vico Piave niente è più come prima, la paura si respira ancora guardando quelle macerie. «Non conosciamo le cause reali di quel crollo – aggiunge Geo Coretti – ma prevedere un monitoraggio più attento nel quartiere sarebbe utile per tutti». Le immagini di quella tragedia fanno parte dell’archivio della sua società di produzione televisiva: «Le ho girate perchè rimanga memoria di quegli eventi, documenti utili alla comunità. Se serviranno, le  fornirò – spiega, ricordando però piccoli episodi che non  fanno  bene a chi fa, invece,  corretta informazione  – Puntare una telecamera sul finestrino dell’ambulanza durante i primi soccorsi a Nicola Oreste, come ha fatto qualcuno, non  serve a niente. E’ un’insistenza inutile». 

Di quelle ore, Geo Coretti ricorda però la  solidarietà dei cittadini, delle forze dell’ordine,  che ancora oggi da’ segno di se’ come accade anche sui social network in queste ore. Antonella Favale, l’unica vittima di quella tragedia, era stata sua alunna ai corsi di cinema dell’Università. «Sempre sorridente, positiva – ricorda.  Da questa tragedia Geo  ha imparato una lezione dura: «Bisogna vivere giorno per giorno,  accontentarsi delle piccole gioie, perchè le cose possono cambiare in un attimo».

a.ciervo@luedi.it

 

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