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LAGONEGRO – Hanno deciso di astenersi dal lavoro per 48 ore gli operai della Lagonegro scarl, in solidarietà e segno di lutto per il compagno deceduto nella giornata di domenica a seguito di un incidente avvenuto mentre era all’opera con alcuni colleghi, all’interno della galleria in fase di costruzione in località Renazza, presso il bivio autostradale di Lagonegro nord sulla A3 Salerno-Reggio Calabria.

Contestualmente hanno indetto un presidio presso il cantiere, che si è tenuto nella mattinata di ieri, e «si apprestano ad entrare in assemblea permanente per discutere di quanto accaduto e decidere tutti insieme le azioni da intraprendere a tutela della sicurezza sul luogo di lavoro».

È quanto dichiarato dalla delegata provinciale Feneal Uil Teresa Russo che ha continuato: «incidenti del genere sono inaccettabili e questo, purtroppo, è avvenuto quando la galleria era quasi terminata e lo stesso operaio aveva finito il suo turno e si apprestava ad uscire fuori; all’interno di un cantiere in cui non c’erano mai stati problemi di sicurezza. Pare che Giuseppe Palagano – queste le generalità dell’uomo deceduto, 54 anni di Nemoli, i cui funerali si svolgeranno stamattina – sia stato colpito al volto dalla pala di un escavatore meccanico, almeno secondo quanto riferito dai primi che lo hanno soccorso, e che sarebbe urtato contro altre barre metalliche in fase di montaggio che gli avrebbero provocato delle lesioni interne. Adesso aspettiamo l’esame autoptico e insieme alle altre sigle sindacali ci stringiamo intorno alla famiglia».

Visibilmente rammaricato e scosso è apparso l’ingegner Sebastiano Calpona, titolare della Lagonegro scarl, affidataria dei lavori nella galleria Renazza per conto del Consorzio Sis Scpa, che è anche il direttore tecnico del cantiere.

«La magistratura ha posto sotto sequestro la zona interessata per un’area di 40 metri dal fronte dove è avvenuto l’incidente. Io sinceramente sono incredulo e scioccato e non riesco a capire come sia potuto accadere. Noi siamo una società impeccabile dal punto di vista della sicurezza e del rispetto delle norme in generale, in sei anni abbiamo ricevuto decine di ispezioni da Ispettorato del Lavoro ed Asl e non ci è mai stato mosso alcun rilievo. Tutte le squadre – continua – hanno direttive identiche e dovrebbero portare avanti le attività in maniera omogenea ed uniforme; il nostro addetto stava lavorando al fissaggio di una centina, un profilato metallico utilizzato per rinforzare le pareti delle gallerie in fase di scavo. L’enorme rammarico sta nel fatto che abbiamo scavato oltre trenta chilometri di tunnel senza nessun incidente serio e che, quando mancavano 50 metri all’apertura del foro terminale è avvenuta questa tragedia». La parola passa alla magistratura per stabilire la dinamica dell’incidente in cui ha perso la vita una persona stimata da tutti.

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