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E’ un giorno di dicembre del 2009. Giovanni – il nome è di fantasia – rientra a casa per ora di pranzo ma prima di sedersi a tavola con i suoi familiari, entra nella sua stanza e si cambia gli abiti e la biancheria intima che indossava quel mattino quando è uscito di casa. E’ stato proprio quel cambio di indumenti – comportamento insolito per il ragazzo – a insospettire la madre del giovane, un trentenne affetto da disabilità mentale al 100 per cento. Siamo alle porte di Potenza. Un piccolo borgo dove si conoscono tutti e dove quel ragazzo è sempre cresciuto circondato dall’affetto dei vicini. Vicini che non hanno mai esitato un momento ad aprirgli le porte delle loro abitazioni e a intrattenersi con lui per scambiare quattro chiacchiere in modo che il tempo, per quel ragazzo così docile e mansueto, trascorresse serenamente.
Giovanni, però, non immaginava neanche lontanamente che «quel gioco» che faceva con un vicino di casa, fosse in realtà una violenza sessuale. Lui, l’orco, sposato e con due figli, si intratteneva con il ragazzo in un locale attiguo alla sua abitazione.
«Io sono il maestro e tu l’alunno» questo quanto gli ripeteva per convincerlo che, quanto gli stava facendo, altro non era che un «gioco». Un gioco, però, «che doveva rimanere un segreto tra loro due».
Giovanni con il suo candore e la sua ingenuità mai avrebbe potuto neanche lontanamente immaginare la dura e cruda realtà: quello che si fingeva «il suo maestro» abusava sessualmente di lui.
Quella mattina di dicembre, però, Giovanni rientrato a casa, ha sentito il bisogno di cambiarsi gli abiti. Un cambio che inconsciamente è stato una richiesta di aiuto alla mamma che ha subito colto la stranezza di quel comportamento. La donna ha preso i vestiti e gli indumenti intimi del figlio. Accortasi della presenza di alcune tracce di sangue non ha esitato un momento di più e si è recata in Questura portandosi dietro gli abiti. Con lei c’era anche il ragazzo che, con non poche difficoltà, ha raccontato agli agenti della terza sezione della Squadra mobile – specializzata proprio in casi di abusi sessuali – il «segreto» di quel gioco.
Mentre Giovanni veniva portato in ospedale dove i sanitari riscontravano delle infiammazioni a dir poco sospette, gli agenti della Mobile – come ha raccontato ieri, nel corso di una conferenza stampa il dirigente Barbara Strappato – si precipitavano nell’abitazione dell’uomo, un sessantenne con un precedente penale per estorsione risalente al 1970. I poliziotti hanno perquisito l’abitazione e anche il locale utilizzato come “sala giochi”. E proprio nel locale hanno trovato dei fazzoletti di carta appallottolati e buttati in un angolo. Sia gli indumenti del ragazzo che i fazzoletti sono stati sottoposti ad analisi dalla Polizia scientifica. Tracce di sperma e sangue sono stati comparati. Comparazione che non ha lasciato più alcun margine di dubbio: Giovanni ha subito violenza e l’orco – a incastrarlo è stato il dna – è proprio l’uomo «del gioco che doveva rimanere un segreto».
L’arresto, avvenuto ieri dopo il deposito delle perizie della Scientifica, è stato disposto dal gip di Potenza, Luigi Spina, che ha accolto la richiesta del sostituto procuratore Luca Musto. Il sessantenne, accusato di violenza sessuale continuata e aggravata, ora è rinchiuso nella casa circondariale di Potenza.
Alessia Giammaria
a.giammaria@luedi.it

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