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COSENZA – Sono state condannate a pene pesantissime le tre persone coinvolte nello squallido giro di prostituzione all’interno dell’ormai ex villaggio rom di Vaglio Lise di Cosenza. Si tratta dell’anziano di 75 anni di Rende A. T. e dei genitori romeni (I. L. di 51 anni e V. L. di 47) di due delle sue tre vittime, tutte minorenni.

A. T. (per questa vicenda, considerata l’età, agli arresti domiciliari) è stato condannato a 9 anni e 10 mesi di reclusione per sfruttamento della prostituzione minorile, violenza sessuale e pedopornografia. I due genitori (lui tuttora ai domiciliari, lei reclusa nel carcere di Castrovillari) a 8 anni di reclusione a testa con l’accusa di aver costretto le figlie a prostituirsi. L’uomo è stato assolto dall’accusa di aver violentato la figlia più piccola, tra l’altro con problemi di disabilità.

La sentenza è stata emessa a Catanzaro (territorialmente competente in materia di reati pedopornografici) con la formula del rito abbreviato dal gup Maiore su richiesta del pm Rizza (che aveva sollecitato pene ancora più severe). Una delle tre vittime si è costituita parte civile tramite l’avvocato Pietro Perugini, del foro di Cosenza.

Lo scandalo venne fuori il 20 ottobre dello scorso anno con il fermo, da parte dei carabinieri di Cosenza Principale, dei tre indagati. Ne venne fuori una storia davvero squallida, durata tre anni, con il settantenne di Rende che, tra soldi e regalie varie, avrebbe consegnato alla coppia romena un piccolo patrimonio pur di abusare delle ragazzine, che ora hanno 15, 16 e 19 anni di età. Il fermo fu convalidato dal gip di Cosenza che inviò poi gli atti a Catanzaro per competenza territoriale, in quanto uno dei reati contestati era appunto pedopornografia.

Secondo l’accusa A. T. era praticamente di casa nel campo rom di Vaglio Lise. Prendeva le bimbe e con loro si intratteneva in auto o nella propria abitazione di Rende. Le indagini sono partite dalla denuncia di un vicino di casa, insospettito da quel continuo via vai delle bambine rom. Da qui l’intervento dei carabinieri, che hanno effettuato anche delle perquisizioni in casa dell’anziano, al termine delle quali sono sbucate le cassette video e alcune foto nelle quali si vedrebbero le bimbe durante gli incontri sessuali. All’uomo piaceva insomma anche fotografarsi e riprendersi mentre si intratteneva con le ragazzine.

La bimba che tramite i suoi genitori si è costituita parte civile non ha subito una violenza completa. Si è anzi opposta, con l’anziano che si sarebbe “limitato” ad accarezzarla. Diverso il discorso delle altre due vittime, violentate col consenso dei genitori. Ieri la sentenza. Due delle vittime sono ritornate in Romania. La più grande ora vive a Napoli, dove si è sposata.

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