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NOVA SIRI – Aveva poco più di 13 anni, quando ha visitato per la prima volta quel sito di incontri linkandosi da Facebook, forse spinto dalla curiosità di conoscere nuove persone con cui fare amicizia, forse per una malizia acerba ed incosciente.
Sta di fatto che Alberto, nome di fantasia che diamo alla vittima di questa scabrosa vicenda, si è imbattuto in otto personaggi, quasi tutti lucani tra i 40 ed i 50 anni, incensurati ed insospettabili, come il parroco di San Costantino di Rivello nel Potentino, che si sarebbe comportato esattamente come gli altri, adescando e consumando rapporti sessuali completi con il minore di Nova Siri.
Incontri che si sarebbero consumati tra il 2012 e il 2013, coinvolgendo anche un barese e un torinese, tutti sconosciuti tra loro e inconsapevoli complici dei reati di adescamento e atti sessuali con minore, aggravati dalla continuazione. Il blitz denominato “Logout” dai carabinieri della Compagnia di Policoro, insieme con i colleghi della Stazione di Nova Siri, che hanno effettuato quasi tutte le operazioni investigative, è scattato all’alba di ieri su disposizione del Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Potenza.
Agli arresti domiciliari sono finiti il parroco, don Antonio Calderaro; un operaio del Materano, Attilio D’Alessandro e Gino Montinari, cameraman e montatore video di Montalbano Jonico.
Per loro i provvedimenti più restrittivi, in considerazione dei gravi indizi a loro carico e per la più pesante caratura del reato. Per uno solo di loro c’è anche l’accusa di sfruttamento della prostituzione minorile, in base all’articolo 600 bis del Codice penale, poiché in una sola occasione avrebbe dato del denaro al minore, dopo la consumazione dell’atto sessuale. Agli altri cinque, il marocchino Mohammed Muhammad, Umberto Sorrentino, Vincenzo Casanova di Montalbano Jonico, Giancarmelo Varasano e Tommaso Tullo, un impiegato potentino, un barese, un torinese e altri due materani, è stata notificata una disposizione di obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria.
In tutti i casi si tratta di misure cautelari personali. Le indagini serrate, definite “attente e professionali” dal procuratore capo di Potenza Luigi Gay, sono iniziate nel 2013 con pedinamenti, ricognizione dei sospettati e rilievi fotografici. Gli inquirenti sono certi di aver raccolto prove indiziarie molto gravi a carico di tutti.
Il minore, figlio di una famiglia perbene e semplice della città jonica, oggi non ha compiuto neppure 17 anni ed ha portato avanti queste storiacce senza rendersi conto della gravità di quanto accadeva. Questo finchè la sorella maggiorenne non gli ha aperto gli occhi, avendo notato questi appuntamenti con persone più adulte, conosciute via internet.
E’ stata subito interessata una psicologa infantile, che con metodi persuasivi lo ha indotto a raccontare tutto.
Alberto ha spiegato di aver conosciuto queste persone tramite un sito di Facebook; tutte di sesso maschile e identificate con false generalità. Con tutti avrebbe preso contatti personali, sfociati in rapporti sessuali completi. Data la gravità del presunto reato, le indagini si sono protratte fino ai primi mesi del 2014, con l’acquisizione di tabulati Wind e Vodafone delle utenze coinvolte nelle conversazioni, incrociando tutto con le dichiarazioni rese dal minore, fino a localizzare le celle di aggancio dei telefonini, quindi individuando gli utenti nei momenti e nei luoghi in cui, secondo il racconto di Alberto, sarebbero avvenuti gli incontri sessuali.
Prove quasi schiaccianti per gli indagati, che si dovranno difendere da accuse ripugnanti e gravissime. Resta la riflessione sui grandi rischi a cui sono esposti i minori nell’utilizzo della rete e dei social network, divenuti ormai luoghi di incontri e insidie anche a sfondo sessuale, ma non solo, se si considera il numero di suicidi indotti da contatti offensivi e mortificanti avvenuti su Facebook.
Per questo, c’è una nuova normativa, approvata nel 2012, che persegue proprio l’adescamento ed i reati sessuali su minori in seguito a contatti avvenuti su internet. Per i suoi naturali limiti psicologici, infatti, il minore quasi mai è in grado di difendersi da lusinghe, messaggi insidiosi e proposte ambigue provenienti dalla rete globale.
Solo le famiglie possono vigilare, osservando i comportamenti del minore fino a capirne eventuali stati di disagio, proprio come è avvenuto in questo caso.

a.corrado@luedi.it

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