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POTENZA – Quattordici anni lei, 66 lui e infinite le volte in cui Antonio Di Stasi, imprenditore nel settore edile oggi in pensione, di Palazzo San Gervasio, ha costretto la ragazzina ad avere rapporti sessuali con lui facendo anche leva sul ricatto e sullo stato di indigenza in cui si trovava la famiglia della quattordicenne residente in un paese del Foggiano. Dopo mesi e mesi – le violenze sono durante per tutto il 2012 ma non è escluso che gli abusi siano cominciati anche prima – la ragazzina è riuscita a vincere la vergogna  e la paura e ha  trovato il coraggio di raccontare gli abusi subiti al sacerdote della sua parrocchia che l’ha così convinta a denunciare l’orco alla polizia.

Antonio Di Stasi, ora agli arresti domiciliari, è  accusato di violenza sessuale e atti osceni in luogo pubblico. Le violenze sulla quattordicenne, infatti, non avvenivano solo nell’abitazione dell’uomo, ma anche nella sua macchina. In qualche occasione, infatti, il sessantaseienne si appartava in alcune zone che si trovano attorno a Palazzo San Gervasio e che abitualmente vengono utilizzate anche dalle coppiette.

Stando a una prima ricostruzione l’uomo, in precedenza, avrebbe avuto una relazione con la mamma della quattordicenne. Nonostante la storia d’amore  fosse terminata, tra i due era sarebbe rimasto un rapporto d’amicizia. Non a caso la donna con le due figlie si recava spesso a Palazzo San Gervasio e in più di un’occasione avrebbe lasciato le due ragazze a casa di Di Stasi che da subito avrebbe messo gli occhi sulla quattordicenne. Ad arrestare l’uomo gli agenti della Squadra mobile di Potenza – che hanno proceduto all’individuazione del soggetto e hanno effettuato tutti i riscontri rispetto a quanto raccontato dalla ragazzina –  e quelli di Foggia. Secondo quanto accertato dagli investigatori, l’uomo era diventato una specie di benefattore della famiglia foggiana. Una famiglia molto povera che riusciva ad andare avanti anche grazie all’aiuto economico dell’imprenditore.  L’uomo  costringeva la ragazzina ad avere con lui rapporti sessuali dietro la minaccia che non solo non avrebbe più aiutato economicamente lei e la sua famiglia, ma anche che  avrebbe raccontato in giro false affermazioni sulle sue abitudini erotiche.

E lei, per paura e per pudore, ha sempre taciuto. Poi si è confidata prima con un’amica e poi con il suo parrocco. Ed è stato proprio quest’ultimo  che l’ha convinta a raccontare tutto alla polizia e a denunciare l’uomo.

Sia gli agenti della Squadra mobile di Potenza, diretta da Carlo Pagano, che quelli di Foggia continuano nelle indagini per accertare  l’eventuale responsabilità di altre persone.

a.giammaria@luedi.it

 

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