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CATANZARO – Il costo del carburante lievita? Nessun problema, tanto paga l’Asp! Devono averla pensata così i due dipendenti della ditta che si occupa delle pulizie negli uffici dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro che, nel momento di essere raggiunti dagli ispettori del Nisa (Nucleo investigativo sanità e ambiente) presso un distributore di benzina della città, avevano ancora in mano la scheda carburante abilmente sottratta da un armadietto solo in apparenza regolarmente chiuso a chiave. Colti in flagranza di reato, dunque, ben poco hanno potuto fare i due uomini (suocero e genero rispettivamente di 50 e 25 anni) per evitare gli arresti domiciliari, ai quali sono stati sottoposti su disposizione del sostituto procuratore, Valeria Biscottini. 

Ci hanno provato ieri, invece, a difendersi davanti al giudice, Domenico Commodaro, nel corso dell’udienza di convalida dell’arresto, che li ha visti comparire in aula affiancati dall’avvocato Trapasso. Le accuse che pendono contro di loro sono quelle di furto e truffa, ipotesi di reato che, peraltro, potrebbero profilarsi per tanti altri impiegati dell’impresa di pulizie e non solo. Dalle verifiche retrospettive delle spese, infatti, pare che tante siano le voci emerse che non convincono, per cui l’importo complessivo della truffa potrebbe toccare picchi altissimi. 
Le indagini sono tutt’ora in corso. Decine le posizioni ben ferme al vaglio del magistrato, il cui obiettivo è anche quello di verificare eventuali complicità tra i dipendenti dislocati nei vari uffici della stessa Azienda ospedaliera provinciale di Catanzaro e, soprattutto, di capire da quanto tempo va avanti. 
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