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POTENZA – «Non è nella nostra agenda, almeno per il momento». L’assessore ai Trasporti Berlinguer è rapido e conciso. Il riferimento è ad un possibile ingresso della Regione Basilicata all’interno del consorzio che gestisce l’aeroporto Costa D’Amalfi di Salerno. Non è una notizia nuova, già De Filippo con Enrico Letta, all’epoca neanche presidente del Consiglio, ne discussero pubblicamente durante un tour nel salernitano. La novità sta da un’altra parte, ieri, stando a quanto riporta Tv Oggi-Salerno, ci sarebbe stato un incontro interlocutorio tra la Gesac, la società che gestisce lo scalo di Napoli e la Camera di Commercio di Salerno, che gestisce il 75% delle quote societarie relative allo scalo salernitano. Inutile dire che la situazione è economicamente drammatica: uno scalo chiuso anche se perfettamente pronto per ospitare traffico aereo e prospettive di sviluppo bassissime visti i precedenti ed enti morosi. Perché attualmente oltre la Camera di Commercio a detenere quote della società, il Consorzio Aeroporto Salerno-Pontecagnano (Scarl) sono la Provincia di Salerno e i due Comuni di Bellizzi e Pontecagnano. Tutti e tre non pagano da un po’.

L’ingresso della Gesac quindi dovrebbe prevedere una totale ricapitalizzazione societaria con l’esclusione di Comuni e Provincia e l’intrusione della Regione Basilicata. D’altronde è cosa nota: nella manifestazione d’interesse pubblicata lo scorso anno ai nuovi soci si chiede un contributo di oltre due milioni di euro, una cifra che la Basilicata dovrebbe sborsare per trasformare l’aeroporto in un hub che possa raccogliere principalmente viaggiatori provenienti dalla provincia di Potenza. I materani hanno già Bari, logisticamente più vicino, mentre per chi vive a Potenza avere un aeroporto a 50 minuti potrebbe essere una buona notizia. Eppure del progetto in Regione non se ne sta parlando e non è soltanto l’assessore Berlinguer a dirlo. Potrebbe essere una manovra di salvataggio in grande stile per la società che gestisce l’aeroporto, quasi una “chiamata” per poter sperare nell’ennesimo salvataggio, ma ancora non c’è nessuna carta firmata, nessun protocollo d’intesa né tantomeno un progetto aperto. D’altra parte per la Regione potrebbe essere controproducente entrare nella Scarl e lo dice il decreto sulla spending review licenziato dal Governo.

La questione è tutta qui: stando al decreto gli enti pubblici inseriti in società partecipate non fruttuose devono tirarsi fuori. Questo spiegherebbe anche perché si stia cercando di richiamare l’attenzione sullo scalo. La domanda è spontanea: riuscirebbe la sola provincia di Potenza a coprire il fabbisogno di uno scalo come quello salernitano? Da soli no, con la Gesac forse. La società vorrebbe dirottare tutto il traffico in surplus dall’aeroporto di Napoli-Capodichino a Salerno, solo così la Basilicata sarebbe in posizione favorevole. Potrebbe, di fatto, per coprire il “buco” e trasformare l’aeroporto in uno scalo attivo. Ma stando a quanto scritto da Tv Oggi-Salerno il percorso è ancora lungo: la Camera di Commercio salernitana dovrebbe liquidare la società di gestione guidata da Carmine Maiese e il consorzio presieduto Antonio Fasolino. Fatto questo si dovrà modificare lo statuto e creare una società presieduta da un avvocato tributarista di Avellino, Walter Mauriello. E dovrà essere lui a risistemare i conti e concludere l’accordo con la Regione. Intanto Pittella si appresta a presentare in Consiglio la finanziaria 2014, forse proprio lì si troveranno segnali di un reale interessamento.

 

IN 14 ANNI SPESI PIU’ DI 100 MILIONI, LA STORIA DELLO SCALO

La storia dello scalo di Salerno è costata perennemente in salita. Aperto e chiuso più volte dal 2000 al 2014 ha visto transitare, int ermini economici, più di 100 milioni di euro pubblici. Tutto questo con una media di passeggeri, a volo, di soltanto 9 persone. Una follia.

Il costo annuale per tenere aperta la struttura si aggira sui tre milioni di euro. A farsene carico è la società creata per la gestione dell’impianto, la “Aeroporto di Salerno Spa”, controllata al 100% dal “Consorzio Aeroporto di Salerno-Pontecagnano”. Nello scalo operano circa sessanta persone.

Nel 2011 l’aeroporto ha registrato meno di 25mila passeggeri. La struttura dispone di una pista di un chilometro e seicento metri, dimensione che permette di far atterrare al massimo aerei da cento passeggeri, quindi non gli Airbus, i più diffusi, che necessitano di piste da due chilometri e cento.

Proprio l’allungamento della pista è alla base della richiesta di un nuovo finanziamento di 49 mln, avanzata dal presidente del consorzio aeroportuale, ex assessore provinciale Antonio Fasolino. La Regione Bsailicata quindi potrebbe avere un ruolo chiave proprio per l’allungamento della pista di atterraggio.

L’aeroporto dalla sua attivazione è stato chiuso tre volte: i voli iniziarono nel 2008 con la compagnia VolaSalerno, che rimase in quota dal 2 agosto 2008 al 18 dicembre dello stesso anno. Il 27 luglio 2009 l’aeroporto venne riaperto grazie all’accordo con la compagnia Air Dolomiti, che però interruppe i voli il 7 maggio 2010. Al costo di 4 milioni di euro (come incentivo economico per la compagnia) viene siglata la partnership con Alitalia l’1 dicembre 2010 per durare fino al 23 marzo 2012, data del terzo blocco.

Nuovi accordi sono stati poi presi con compagnie, quali Skybridge AirOps, Air Dolomiti, Danube Wings ma con la ricorrenza dei problemi di scarsità di passeggeri e conseguente diseconomicità.

Una parte consistente del capitale investito è stata trasferita dalla Regione Campania, proveniente dai fondi europei Por 2000-2006.

Nel 2006 la giunta Bassolino stanziò 5,9 milioni di euro per attrezzature, luci e sistema informativo, costato, quest’ultimo quasi un milione e mezzo.

La delibera regionale sbloccò poi altri cinque milioni di euro dell’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, che si occupò di recinzioni, potenziamento della pista, ristrutturazione dei fabbricati e allacciamenti fognari.

Infine la parte principale della spesa restava il collegamento tra l’aeroporto e la città di Salerno, senza il quale il “Costa d’Amalfi” sarebbe rimasto isolato, anche in questo caso la Regione, sfruttando i fondi europei, ha investito 47 milioni di euro per nuove strade, svincoli e rotatorie, rimasti però inutilizzati.

v.panettieri@luedi.it

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