X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

«Hanno ucciso una brava persona. Un grande lavoratore». Così la gente a Piscopio dopo l’omicidio di ieri mattina, quando Michele Mario Fiorillo, 64enne, agricoltore è stato freddato a colpi di fucile. Quattro i colpi sparati e due a segno, in faccia e al torace. L’omicidio è avvenuto in contrada “Cutura”, nel territorio di Francica, al confine con Piscopio, frazione di Vibo, dove la vittima risiedeva con la moglie e i suoi tre figli con rispettive famiglie e nipoti. L’omicidio, secondo gli inquirenti, è avvenuto tra le 13 e le 13.30 di ieri (ma è probabile che i fatti siano successi anche prima), in una zona isolata a lato della provinciale che taglia la vallata del Mesima.
A dare l’allarme un contadino di un campo vicino, che ha scoperto il corpo senza vita di Fiorillo. Sul luogo si sono precipitati i carabinieri, il pm di turno alla Procura, Santi Cutroneo, titolare dell’inchiesta, e il medico legale Katiuscia Bisogni.
In base ad una prima sommaria ricostruzione, Fiorillo era appena sceso dal trattore, con il quale aveva lavorato per l’intera mattinata, quando qualcuno che forse conosceva lo ha freddato a colpi di fucile. Un’esecuzione in piena regola. Il killer ha sparato per uccidere, quattro volte, mirando alla testa e al corpo, sfigurando la vittima. I carabinieri hanno rinvenuto il cadavere a breve distanza dal trattore, sulla terra coltivata, in una pozza di sangue.
A pochi centimetri dal corpo una pistola con matricola integra che, non risultando ai terminali istituzionali, potrebbe avere provenienza estera. Comunque, arma clandestina nella disponibilità della vittima che forse temeva per la sua vita. Fiorillo non aveva precedenti ma anzi, era conosciuto come persona tranquilla, senza alcun tipo di legame con la criminalità locale, tutto casa e lavoro. Era cugino diretto di Mons. Giuseppe Fiorillo, parroco del duomo di San Leoluca, sacerdote molto stimato, da sempre in prima linea, anche come coordinatore di “Libera”, nella lotta alla mafia e alla criminalità di qualunque tipo. Gli investigatori, al momento, non escludono alcuna pista. Privilegiano, però, l’ipotesi del regolamento di conti per ragioni private, anche se le modalità dell’esecuzione sono ‘ndranghetiste. Pare che da tempo l’agricoltore ricevesse danni notevoli alle colture provocati da pascoli abusivi nei suoi campi. Avrebbe di conseguenza denunciato queste angherie con tanto di nome e cognome dei responsabili.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE