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“La posizione di Mecca Incoronata, da me assistita, è stata stralciata dal procedimento principale in quanto il pubblico ministero ha chiesto l’archiviazione in ordine a tutte le notizie di reato a suo carico perché infondate”.

E’ quanto afferma l’avvocato Paolo Lorusso in relazione all’articolo pubblicato il 15 agosto sul Quotidiano a pagina 13 dal titolo “Truffa sui contributi agrari con tanto di firma (falsa) del compianto procuratore”.

Nelle scorse settimane, come raccontato dal Quotidiano, per ordine del gip di Potenza era scattato il sequestro sui conti correnti della signora Mecca e del cognato Salvatore dei presunti frutti di una serie di operazioni considerate truffaldine per incassare finanziamenti destinati agli agricoltori e carburante agricolo a prezzi agevolati. Ma Lorusso spiega che gia’ il 1 luglio, dopo il deposito di una accurata memoria difensiva, il pm e’ tornato sui suoi passi, chiedendo l’archiviazione delle accuse a carico della sua assistita. Di qui il provvedimento di archiviazione del gip che il 25 luglio ha disposto anche il dissequestro sul conto corrente intestato alla ignora Mecca. Altra storia per il cognato, su cui gli inquirenti sembrano intenzionati a stringere il cerchio a breve.

“Dalla documentazione allegata alla memoria – prosegue Lorusso – si evinceva in maniera evidente che nelle domande uniche presentate all’Agea, dirette all’ottenimento del contributo economico comunitario, e nelle richieste di carburante agricolo agevolato, la signora Incoronata Mecca aveva indicato esclusivamente terreni da lei condotti e mai terreni di altre persone. Sul punto, la stessa polizia giudiziaria con nota del 4 giugno 2015, successivamente al sequestro disposto dal gip, ha rettificato le indicazioni fornite all’autorita’ giudiziaria nelle precedenti informative, considerate erronee dallo stesso pm nella richiesta di archiviazione”.

In buona sostanza, la polizia giudiziaria si è resa conto dell’errore e ha fatto “marcia indietro”. La signora Mecca ha anche chiesto di essere interrogata e nel corso dell’interrogatorio ha riferito di non aver mai dichiarato il falso ne tantomeno di avere apposto firme false. L’interrogatorio è stato reso in data 2 luglio 2015 ma è stato considerato evidentemente superfluo dal pubblico ministero in quanto è stata sufficiente la memoria difensiva e la nota di correzione della pg per disporre l’archiviazione del procedimento in ordine a tutti i reati che le venivano contesti (la richiesta di archiviazione è, infatti, precedente l’interrogatorio)”.
L’inchiesta condotta dai militari della sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri di Potenza ha preso le mosse dalla denuncia di un proprietario terriero di Filiano, che ha ammesso di aver «venduto di fatto» i suoi terreni a Salvatore Mecca, imprenditore agricolo del posto, ma ha negato di aver mai sottoscritto alcun contratto di fitto del tipo di quello dichiarato dal 62enne per chiedere i finanziamenti europei destinati agli agricoltori. Da quella firma i militari sono risaliti alle altre, e hanno convocato in Tribunale decine di persone, che hanno tutte disconosciuto quegli atti, inclusa la moglie del compianto procuratore capo di Matera, Brescia e Trieste, nonché illustre cittadino di Filiano, Nicola Maria Pace, che ha smentito che la firma sugli atti fosse davvero del defunto marito.

Gli inquirenti hanno preso di mira il periodo dal 2009 al 2012, ma il “trucco” risalirebbe a diversi anni prima che risultano “coperti” dalla prescrizione. Il provento della presunta truffa a carico di Salvatore Mecca è stato valutato in 75mila euro, somma di cui è stato disposto il sequestro sul conto corrente indicato per il versamento dei contributi comunitari.

l.amato@luedi.it

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