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L’Indice di Green Economy 2011 di Fondazione Impresa, colloca la Calabria ai primi posti per la diffusione dell’agricoltura biologica. Secondo l’edizione 2011 dell’Indice di Green Economy che Fondazione Impresa ha ampliato, portando gli indicatori da 9 a 21 e suddividendoli alla luce dei settori coinvolti nell’economia verde (energia, agricoltura biologica, imprese e prodotti, trasporti, edilizia, rifiuti e turismo sostenibile), le regioni più «green» d’Italia sono Trentino Alto Adige, Basilicata e Friuli Venezia Giulia, e a seguire Umbria, Veneto, Piemonte. L’indice di Green Economy restituisce una fotografia dell’Italia nella quale l’economia verde è e può essere considerata una vocazione dell’intero Paese. Le regioni settentrionali, tuttavia, vanno meglio nei settori edilizia e rifiuti, quelle meridionali nei settori agricoltura biologica e turismo sostenibile. «Nell’edizione 2011, Fondazione Impresa – si legge – ha aggiornato l’Indice di Green Economy, portando gli indicatori da 9 a 21 e suddividendoli alla luce dei principali settori coinvolti nell’economia verde: energia, agricoltura biologica, imprese e prodotti, trasporti, edilizia, rifiuti e turismo sostenibile. L’Indice di Green Economy consente di comporre la fotografia dell’Italia verde e di stilare la classifica delle regioni italiane più orientate alle opportunità di business offerte dalle Green Economy. Di seguito la sintesi dei principali risultati».
Le regioni più «green» d’Italia sono Trentino Alto Adige, Basilicata e Friuli Venezia Giulia. Bene classificate anche Umbria, Veneto e Piemonte (rispettivamente 4*, 5*, 6*). Nelle ultime posizioni Liguria, Lazio e Puglia. In particolare le regioni settentrionali hanno registrato le performance migliori nei settori dei rifiuti e dell’edilizia. Lo testimoniano i dati sulla raccolta differenziata: Trentino Alto Adige,Veneto, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia differenziano rispettivamente 56,8%, 52,9%, 48,5%, 46,2%, 42,7%, 42,6% dei rifiuti totali, contro la media italiana di circa 30 punti percentuali. Lo testimoniano anche i dati sulle detrazioni fiscali del 55% per la riqualificazione energetica degli edifici. Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto, hanno inviato 11,2, 9,9 e 7,4 documentazioni ogni 1.000 abitanti, contro la media italiana di 4.
Le regioni meridionali sono ben piazzate soprattutto negli indicatori che esprimono business prioritari, come agricoltura biologica e turismo sostenibile. Basilicata, Sicilia, Calabria, Sardegna, Marche, Umbria, Puglia sono ai primi posti nella classifica sull’agricoltura biologica, la prima regione settentrionale nella classifica è la Valle d’Aosta, solo alla decima posizione. Menzione speciale alla Basilicata, prima quanto a numero di operatori (569,3/100.000 abitanti), superficie agricola bio (20,7%/SAU) e aziende zootecniche (55,9/100.000 abitanti). Anche rispetto alla diffusione di alloggi agrituristici e B&B le regioni meridionali mostrano i valori migliori, sono tuttavia penalizzate nell’indicatore che esprime la diffusione di piste ciclabili, dove vanno molto meglio regioni come Trentino Alto Adige, Lombardia e Veneto.

ANALISI SETTORIALE ENERGIA
La sintesi dei tre indicatori – produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, carbon intensity e efficienza energetica – mette ai primi posti Trentino Alto Adige, Campania e Lazio. Tra le regioni più industrializzate, hanno ottenuto discreti posizionamenti Lombardia (5*) e Veneto (7*). In particolare, la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige supera i 90 punti percentuali, contro la media italiana di 23,7%.

AGRICOLTURA BIOLOGICA
I primi posti della classifica italiana dell’agricoltura biologica – che sintetizza gli indicatori sugli operatori, sulla superficie di SAU destinata alle colture biologiche e sulle aziende zootecniche – sono occupati da Basilicata, Sicilia, Calabria, Sardegna, Marche, Umbria e Puglia. La Basilicata conta quasi 570 operatori e 56 aziende zootecniche/100.000 abitanti (contro la media nazionale di 80,3 e 10,8).

IMPRESE E PRODOTTI
Le regioni che occupano i primi posti nella classifica imprese e prodotti sono: Trentino Alto Adige, Molise e Umbria. In Trentino Alto Adige le licenze Ecolabel sono circa 113/100.000 imprese, in Valle d’Aosta le certificazioni ISO 140001 sono oltre 478/100.000 imprese e in Trentino Alto Adige le registrazioni EMAS sono 43,0/100.000 imprese.

TRASPORTI
Basilicata, Molise e Valle d’Aosta sono le prime tre regioni italiane nella specifica classifica relativa ai trasporti, la quale sintetizza gli indicatori sulle emissioni di CO2 da trasporti, sulla diffusione di autobus e di autovetture Euro 4 nelle regioni italiane. EDILIZIA: Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Piemonte sono le regioni italiane che occupano i primi posti della classifica sull’edilizia, che sintetizza gli indicatori sulle emissioni di CO2 da settore residenziale e la riqualificazione energetica degli edifici. RIFIUTI: A distinguersi sono Veneto, Lombardia e Trentino Alto Adige, le prime tre regioni nella specifica classifica relativa alla gestione dei rifiuti. Trentino Alto Adige e Veneto differenziano oltre il 50% dei rifiuti (contro la media italiana del 30,6%). La Lombardia smaltisce in discarica solo l’8,1% dei rifiuti, contro la media nazionale del 49,2%.

TURISMO SOSTENIBILE
Umbria, Sardegna, Trentino Alto Adige, Calabria, Abruzzo e Piemonte sono ai primi posti della classifica turismo sostenibile. Menzione speciale alle provincie di Trento e Bolzano che contano 60,8 Km di piste ciclabili/100 kmq di superficie. «La Green Economy è va considerata una vocazione dell’intero Paese e non prerogativa assoluta di una specifica area geografica – sostengono i ricercatori di Fondazione Impresa. Tuttavia, alcune differenze tra aera e area ci sono. Nord e Sud sembrano esprimere due modi diversi di concepire la Green Economy: un primo approccio centrato sulla sensibilità ambientale espressa dai singoli individui e un secondo approccio invece maggiormente orientato alle opportunità di business offerte dalla cosiddetta rivoluzione verde, quali risorse da spendere in una strategia di sviluppo economico diversa da quella tradizionale. Due approcci diversi, ma che devono essere concepiti – e sviluppati attraverso politiche pubbliche adeguate e lungimiranti – come complementari e integrativi: come nell’economia in generale anche nell’economia verde è essenziale che prendano forma una domanda e una offerta verde capaci di alimentarsi vicendevolmente».

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