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OLIO di semi al posto di olio biologico nelle scuole di Lauria, Lagonegro e Maratea. Poi sempre a Lagonegro nei complessi scolastici di piazza della Repubblica e Umberto I spacciavano polpette di «grammatura» inferiore a quella prevista dal bando. A Rapolla, nell’istituto del Comune, pane e carne congelata invece che freschi. Filetti di platessa al posto di sogliole alla Centrale di Senise. Alla Racioppi di Moliterno pesce e latticini più piccoli di quelli pagati dall’amministrazione, e ancora carne congelata e Grana al posto del Parmigiano. Ancora al Marconi di  Lauria avrebbero fatto la cresta sul pane e ancora una volte sul pesce. Infine al Ramaglia di Sarconi 15 chili di pollo congelati «abusivamente» e perdipiù in cattivo stato di concervazione».

Sono tutte le scuole lucane “frodate” dalla Puliedil secondo quanto emerso dall’inchiesta di pm napoletani, Henry John Woodcock e Francesco Greco che ieri mattina hanno chiesto e ottenutosei ordinanze di misure cautelari tra arresti domiciliari, obbligo di dimora e sospensione dal pubblico ufficio.

I reati ipotizzati sono, a vario titolo, associazione a delinquere, corruzione, truffa, turbata libertà degli incanti, falso e frode in pubbliche forniture. La ditta che fa capo alla famiglia Summa, fornisce i pasti a scuole, ospedali, caserme e istituti di assistenza di numerose regioni italiane e in diversi casi si sarebbe aggiudicata  i contratti assumendo persone gradite a sindaci e ad altri amministratori pubblici. Ma l’aspetto più preoccupante riguarda la qualità dei cibi forniti: gli uomini del Nas hanno infatti accertato, per esempio, che ai bimbi della scuola “De Amicis” di Camposano  sono stati presentati “prodotti mangiati dai topi”, mentre a quelli iscritti alle scuole “S. Luca”, “Cinalli” e “Aia S.Maria” di Atessa “prodotti carnei fetidi”. Ai plessi scolastici di Montesano Sulla Marcellana veniva consegnata acqua di rubinetto al posto di quella minerale. Agli anziani ospiti dell’istituto per anziani di Val della Torre, invece, anzichè pregiata carne di bovini di razza piemontese, come previsto dal capitolato d’appalto, veniva data carne di bovini provenienti dalla Polonia.

Come il gip Pasqualina Paola Laviano ricostruisce nelle 500 pagine di ordinanza, inoltre, le quantità di prodotti forniti erano sistematicamente inferiori rispetto a quelle dovute, molti cibi venivano congelati e scongelati all’insaputa dei destinatari e al posto di prodotti di qualità  ne venivano consegnati altri meno pregiati.

Grazie alle intercettazioni sono stati scoperti anche reati non collegati con la vicenda degli appalti, come un aborto clandestino o la cessione a un allevatore di cani da caccia di farmaci prelevati illecitamente dalla farmacia dell’ospedale “Capilupi” di Capri.

l.amato@luedi.it

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