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POTENZA – Fare buona scuola oggi significa prima di tutto avere un travolgente entusiasmo. Perchè – è inutile ripeterlo – i soldi non piovono dall’alto. E bisogna avere cento occhi aperti per trovare bandi e concorsi che possano darti la possibilità di investire e crescere continuamente. Ma se non hai l’entusiasmo necessario a sostenere lo sforzo, non ce la puoi fare.
Non è il caso di Debora Infante, da tre anni dirigente scolastico dell’Istituto “Francesco Saverio Nitti”, del “Giovanni Falcone” e del professionale per i Servizi Commerciali “Giacomo Racioppi”. Una dirigente giovanissima, con la “fissazione” per le lingue – il suo lungo curriculum spiega il perchè – e che sta provando a rompere un vecchio pregiudizio. Quello secondo il quale gli Istituti tecnici sono la “seconda scelta”. La scelta dei ragazzi che non hanno voglia di studiare e in questo modo almeno si garantiscono il diploma.
E’ un vecchio pregiudizio, specialmente qui a Potenza – conferma la preside – già al Nord le cose vanno diversamente. Altrove agli Istituti tecnici viene garantita pari dignità in ambiti diversi. Qui la fatica è anche abbattere il muro di una cultura ormai molto lontana dalla realtà.
«Perchè si studia tanto anche qui. E questo istituto, posso garantirlo, può vantare belle intelligenze». Si studia, non c’è dubbio. «Andando incontro a quelle che sono le esigenze del mondo del lavoro. Non esiste che si debba verificare il contrario. Io devo sapermi guardare attorno, capire i cambiamenti e fornire ai miei ragazzi gli strumenti necessari perchè loro siano pronti».
Qui al “Nitti” la filosofia deve essere quella di garantire ai ragazzi una preparazione adeguata a quanto in questo momento richiede l’Europa. E così, tanto per fare un esempio, in considerazione del fatto che ormai le lingue commerciali per eccellenza sono il cinese e il russo, sono stati fatti corsi specifici. E dall’anno prossimo, grazie a Intercultura, una ragazza del “Nitti” studierà in Cina per un anno intero.
«L’inglese ormai dovrebbero saperlo tutti – dice – quella è la base. Ma bisogna spingersi molto oltre. Una ragazza del Racioppi, per esempio, l’anno scorso ha trovato lavoro in un negozio a Roma perchè aveva frequentato qui da noi il corso di russo. E quello è un titolo che fa la differenza».
Accanto alla preside Infante, un motivato gruppo di lavoro. «Qui la struttura è nuova, in buone condizioni. Ma è chiaro che la manutenzione va fatta. E se sui grandi interventi devi per forza aspettare la Provincia, sulle piccole cose interveniamo direttamente». E l’assistente amministrativo Carlo Distefano è lì pronto a spulciare tra bandi del Ministero e concorsi, perchè la scuola non può certo fermarsi. «Le nostre classi – spiega Distefano – sono già fornite tutte di lavagne Lim e contiamo, se la Regione conferma gli impegni presi, di poter garantire un tablet o un computer a ogni ragazzo». Qui la digitalizzazione della scuola è già partita da tempo, «abbiamo intercettato un bando dell’Agenzia delle Entrate che dismetteva i loto vecchi computer. A loro non servivano più, ma erano ancora in buone condizioni e a noi hanno consentito di dotarci di nuovi strumenti».
Cento occhi: per vedere dove recuperare risorse da investire in formazione e conoscenza. Ma anche per adeguare la didattica alle necessità del mercato.
Ma non solo. Perchè qui a scuola si può trovare anche il medico e lo psicologo. E non è un servizio da poco. «Un servizio – spiega la preside – che possiamo permetterci grazie al contributo volontario delle famiglie. Qui ci sono 700 alunni. Noi chiediamo ai genitori con figli al primo anno un contributo di 60 euro, dal secondo anno chiediamo 100 euro. E so che questo talvolta è fonte di malumore, ma è anche vero che noi investiamo quella cifra solo sui ragazzi. Se un ragazzo deve partecipare – come è successo – a dei campionati nazionali, io non posso chiedergli anche di pagarsi il viaggio e l’alloggio. E’ così che posso permettere a un gruppo di andare a vedere come funziona un’azienda. Ogni dirigente ha una sua visione. C’è chi pensa sia meglio risparmiare, io voglio investire sulla scuola e sui ragazzi. Per me l’obiettivo è sempre quello, garantirgli tutte le opportunità».
Una scuola che investe e che accoglie. «Noi qui abbiamo un numero molto alto di studenti con disabilità o disturbi dell’apprendimento. E siamo tra i pochi che possono vantare in organico ben 22 insegnanti di sostegno, una struttura assolutamente priva di barriere architettoniche e la completa disponibilità a integrare. Bella scuola per me è questo: integrazione, accoglienza di chi è in difficoltà». Senza però poi dimenticare di incoraggiare i più bravi. E le occasioni, soprattutto per chi è interessato a farsi una cultura internazionale, non mancano. La scuola ha avviato un progetto sperimentale con l’ambasciata francese (Esa Bac) per il rilascio del doppio diploma italo-francese; in molti hanno partecipato al mini Erasmus; c’è un altro accordo con l’ambasciata americana che ha permesso a una ragazza francese di essere lì a scuola per un anno, a disposizione degli alunni; c’è lo Sportello Europa e questa è la sola scuola superiore lucana inserita nel percorso “Alma diploma”.
Tanto fatto e ancora tanto da fare. E che nessuno dica più che questa è una scelta di ripiego.

a.giacummo@luedi.it

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