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PRIMA delle cartoline “coast to coast” di Rocco Papaleo, dalla Basilicata ci sono arrivate quelle di una terra senza dolcezza di Carlo Levi, scrittore e pittore torinese che, per aver svolto attività antifascista, nel 1935 fu confinato in Lucania. Ma è proprio nelle condizioni più difficili che nascono gli amori più grandi, come fu quello di Levi verso Aliano. Un amore profondo e ricambiato, al punto che il piccolo centro, adagiato tra i calanchi, ha deciso di far suo il manoscritto di “Paura della libertà”, la prima opera dell’intellettuale torinese, scritta nel 1939 e pubblicata nel gennaio del 1946, per curarne la ristampa anastatica. Il volume, in fase di editing, sarà pubblicato a novembre con il contributo decisivo della Regione Basilicata. «Solo con i nostri mezzi – spiega il sindaco di Aliano Luigi De Lorenzo – l’impresa non sarebbe stata possibile». Ma un mezzo miracolo il Comune del materano che ha legato il suo nome indissolubilmente a quello dell’autore del “Cristo si è fermato a Eboli”, lo ha già compiuto convincendo a cedere ad Aliano la copia originale in suo possesso dello scritto e i relativi diritti d’autore, Raffaella Acetoso, a cui Linuccia Saba (figlia del grande poeta Umberto e per oltre 30 anni compagna di Levi) ha affidato la preziosa eredità  dell’archivio dell’intellettuale torinese. L’adesione al progetto di recupero della prima pubblicazione di Carlo Levi, portato avanti dal Comune e dal Parco Letterario di Aliano, da parte di Raffaella Acetoso è stata immediata e totale, tanto che l’erede universale dell’immenso patrimonio letterario e artistico di Levi ha voluto curare personalmente la prefazione alla ristampa anastatica del prezioso saggio leviano che è un invito al coraggio della libertà e una ferma condanna verso ogni forma di totalitarismo o dittatura.

Quello di Raffaella Acetoso è un atto d’amore verso Levi ma ancora di più verso Aliano.

«Quando visitai per la prima volta la terra che accolse Carlo Levi nel suo confino- scrive nella prefazione a “Paura della libertà”-  con lo stupore di un adolescente, rimasi colpita dalla bellezza e dal fascino di una natura selvaggia in netto contrasto dalla riservata gentilezza della sua gente. Il riproporre questo testo in copia anastatica è perché il binomio coraggio e libertà furono per Levi convincimento di vita. (…) Desidero portare la mia testimonianza con grande umiltà. Il mio vuol essere il ricordo di chi ha avuto la fortuna di vivere in quella che fu la sua ultima casa vicina al cielo: lettere, odori, oggetti che furono suoi. La casa dove si accavallavano le voci, le mille voci del novecento, l’ odore del sigaro, l’odore delle vernici e dei pennelli mescolati al suo profumo.(…) Questo il mio ringraziamento alla terra lucana e alla sua gente per l’amore che seppero donargli e che ancora generosamente gli tributano».

Il più bel riconoscimento alla terra che Carlo Levi, dopo l’esperienza del confino, ha scelto come sua ultima casa da uomo libero.

m.agata@luedi.it

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