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«IN alcuni territori della provincia di Cosenza, in particolare in quelli ricadenti nei comuni di Longobucco, Acri, Spezzano della Sila e San Giovanni in Fiore, opererebbe da tempo una vera e propria associazione a delinquere, meglio conosciuta come mafia dei boschi» che, attraverso l’azione di ditte boschive compiacenti e senza scrupoli e con la complicità di alcuni tecnici assoldati all’uopo, sottoporrebbe questi territori a devastanti incendi e a continui e ripetuti tagli di alberi irrazionali abusivi, distruggendo così enormi quantità di boschi di proprietà di privati ed Enti pubblici e devastando la preziosa flora e la straordinaria fauna di questi territori». È quanto si afferma in un’interrogazione presentata da alcuni consiglieri regionale al Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti e all’assessore alle Foreste e Forestazione Michele Trematerra.   

Primo firmatario dell’interrogazione è Carlo Guccione, del Pd, insieme ai colleghi Bruno Censore, Antonino De Gaetano, Enzo Ciconte, Rosario Mirabelli, Mimmo Talarico e Ferdinando Aiello.   «Da recenti rapporti del Corpo Forestale dello Stato – affermano i consiglieri regionali – si è appreso che sarebbero migliaia gli alberi tagliati indiscriminatamente, senza alcuna autorizzazione o prescrizione di legge, per soddisfare le esigenze del cosiddetto mercato del legname. Tale “mercato”, da quanto emerge da alcuni rapporti giudiziari scaturiti dall’apertura di appositi fascicoli d’indagine da parte di alcune Procure della Repubblica che avrebbero già individuato le possibili ipotesi di reato, sarebbe in gran parte illegale e clandestino e potrebbe essere gestito dalla criminalità organizzata, che ne ricava enormi profitti tanto che alcune intimidazioni e minacce compiute contro alcuni amministratori locali e, negli anni scorsi, contro lo stesso comandante del Corpo Forestale dello Stato, potrebbero avere la stessa matrice».   Nei giorni scorsi – si afferma ancora nell’interrogazione – un gruppo di associazioni naturalistiche regionali e nazionali (Altura, Arci, Enpa, Italia Nostra, Lipu, Man, Wwf, Cnp e Gettini di Vitalba) ha denunciato «i continui scempi perpetrati anche all’interno di aree protette ai danni dell’ingente e prezioso patrimonio forestale come, in particolare, nel Parco Nazionale della Sila». 

«Nuovi tagli forestali intensi, irrazionali ed illegali, che – affermano i consiglieri regionali – hanno messo a nudo il manto vegetale, causando danni rilevanti all’ecosistema, (con conseguente rischio di dissesto idro-geologico), oltre che al paesaggio montano, sono stati denunciati nei giorni scorsi dagli uomini del Corpo forestale dello Stato. Ormai da qualche anno le risorse naturali che sono all’origine della costituzione dello stesso Parco nazionale della Sila vengono sempre più spesso sottoposte ad uno sfruttamento incompatibile con la necessità, valida ovunque ma inderogabile in un’area protetta, di tutelare l’ecosistema forestale. Così facendo si stanno mettendo a serio repentaglio habitat unici ed insostituibili per la fauna più importante del Parco (come l’astore, il picchio nero, il gatto selvatico ecc.), senza contare il grave danno arrecato al paesaggio. In conseguenza di ciò in tutta l’area compresa all’interno del Parco nazionale della Sila, è notevolmente aumentato il traffico pesante su gomma con il transito continuo di un gran numero di tir/camion carichi di grossi tronchi di alberi che percorrono ogni giorno a velocità sostenuta la strada provinciale 51, che collega la Sila, passando da Trepidò e Cotronei, alla statale 107».   

Alla luce di questi rilievi, quindi, i consiglieri regionali chiedono a Scopelliti e Trematerra «quali iniziative intendano assumere».

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