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POTENZA – Alla fine per la società del cane a sei zampe la questione dell’aumento degli orari di lavoro per creare una linea a ciclo continuo (forse in relazione all’apertura della quinta linea del centro oli di Viggiano) non era poi così necessario. Questo perché i sindacati all’indomani dell’annuncio di una giornata di sciopero dei lavoratori all’interno della struttura di Viggiano, hanno annunciato il ritiro della protesta per un sopraggiunto accordo stipulato con l’Eni. Questo significa che l’intensificazione della produzione all’interno del centro potrebbe essere rimandata o che si partirà a breve con nuove assunzione. In pratica i sindacati attraverso la protesta annunciata hanno sventato la possibile turnazione degli orari di lavoro a 12 ore, atteggiamento che i sindacati hanno definito «autoritario e irresponsabile» da parte della società petrolifera. È anche vero che negli ultimi tempi l’Eni ha chiesto ai suoi dipendenti orari straordinari e prolungamenti, segno che effettivamente qualcosa sta cambiando all’interno del centro produttivo di Viggiano. Ma la piattaforma sindacale approvata a metà dicembre resta ancora tutta da discutere.

Lo annunciano le tre sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil assieme alle rappresentanze sindacali unitarie all’interno della struttura. Il prossimo passo da fare è cercare un accordo sull’equiparazione dei compensi straordinari tra i lavoratori del centro oli e l’indotto della zona, ma c’è da riaprire la discussione anche dal punto di vista della sicurezza. Se il 13 gennaio la fiammata è stata priovocata da un’errore umano, anche se da parte id un tecnico esterno alla struttura, è anche vero che occorre potenziare le misure di sicurezza, così come ribadito anche nella relazione del ministero dello Sviluppo Economico all’indomani dell’indagine svola per constatare le cause del blocco della linea del 13 gennaio scorso. L’accusa, quindi, resta ancora una ferita aperta, soprattutto per quel «mancato confronto in tema di sicurezza sul lavoro. Confronto – dicono i sindacati – che non può più essere rimandato a data da destinarsi».

v. p.

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