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METAPONTO – Uno striscione allo stadio di Firenze, per ricordare a tutta l’Italia il dramma vissuto dalla Basilicata in seguito all’alluvione dello scorso 7 ottobre.

L’iniziativa, certamente degna di apprezzamento, è del gruppo dei “Drughi”, i tifosi dello Juventus Club di Montescaglioso, durante l’ultima trasferta nel capoluogo toscano.

L’obiettivo è, evidentemente, quello di tenere alta l’attenzione del Paese sulle 4 vittime dell’alluvione in Basilicata, visto che nei primi giorni è stata letteralmente ignorata dagli organi di stampa nazionali, in primis il Tg1.

A Metaponto, intanto, oltre alla mobilitazione dei comitati civici, si registra anche la frenetica attività sull’altro fronte critico, quello degli scavi archeologici invasi dal fango. Un tema, che ogni giorno viene ripreso da autorevoli siti web nazionali anche molto distanti dalla Basilicata, come Adige.it, che ribatte puntualmente tutte le agenzie di stampa sul tema della pulizia degli scavi. Ieri mattina, come nei giorni scorsi, una squadra specializzata ha lavorato alacremente nell’area archeologica, per rimuovere la melma prima che si asciughi e il sovrintendente regionale, Antonio De Siena, ha ribadito che occorre fare presto, anche perchè il sito sia pronto per la fruzione turistica nei prossimi mesi estivi. Infatti, l’estate sembra lontana, ma in effetti non lo è poi così tanto, visto che il fango che non si riuscirà a rimuovere quando è fresco, occorrerà toglierlo a mano in un secondo momento, con dispendio notevole di energie e denaro. Una eventualità che si vuole assolutamente scongirare, anche perchè, questa è la curiosità emersa ieri, la stratigrafia del sito dimostra che dal VII secolo a.C. non si è mai registrata un’incursione di fango e acqua così grave come quella dello scorso 7 ottobre. Un dato che deve far riflettere sull’opera dell’uomo negli ultimi anni, visto che tre alluvioni in 5 anni sono oggettivamente troppe per gli scavi di Metaponto. Di questa emergenza e di quella altrettanto grave alle aziende e dal territorio si è tornato a parlare ieri mattina, durante un vertice in Prefettura, con la partecipazione di tutti gli enti coinvolti e le forze dell’ordine.

Un altro dato che deve far riflettere chi è preposto alla tutela dell’incolumità di persone e cose, compreso il nostro inestimabile patrimonio culturale, è che per millenni i canali di scolo realizzati dai greci lungo l’Agorà ed il teatro antico, hanno funzionato egregiamente, sia per drenare l’acqua piovana, sia per assorbire progressivamente l’acqua di falda, naturalmente presente in quell’area, sia per smaltire le periodiche alluvioni, anch’esse naturali in una zona a ragion veduta definita Pantano.

Infatti, nella parte orientale dell’area archeologica, ci sono canali del Consorzio di bonifica ancora intasati dalla vegetazione, mentre quelli dei greci, che evidentemente erano sempre manutenuti, non hanno mai manifestato criticità; anche se le piene di oggi sono oggettivamente insostenibili.

a.corrado@luedi.it

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