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LAVELLO – Gli ultimi consigli comunali, a Lavello, sono particolarmente accesi, sia per quanto riguarda le dinamiche locali, dopo il rimpasto della giunta e il passaggio in maggioranza di un consigliere di opposizione, sia per quanto riguarda le questioni regionali.
Partiamo dal consiglio comunale del 31 marzo, durante le discussioni il Sindaco Altobello ha tirato fuori gli artigli, sia nei confronti di alcuni suoi consiglieri, che palesavano un accenno di “mal di pancia”, sia, soprattutto, nei confronti del suo partito: “Sono un iscritto, ma con moltissime perplessità, perché in questo momento il Partito Democratico (…) è un luogo nel quale vi è la presenza stabile di soggetti che pensano alla costruzione di consenso ed hanno come unico obiettivo questo, sacrificando qualsiasi cosa”. Poi rincara la dose: “Penso che ci si trovi di fronte davvero ad una esperienza che ha bisogno di una riforma poderosa come forma partito, come regole interne perché attualmente è un partito che è una sommatoria di piccole imprese, tutte realizzate per costruire consenso. Ognuno pensa all’interesse della piccola impresa, c’è la piccola impresa Santarsiero, c’è la piccola impresa Pittella, c’è la piccola impresa Foliniani-Bubbico, eccetera”.
Altobello ci va giù pesante, ma molti suoi compagni di sezione non sono per nulla teneri nei suoi confronti e lo accusano di una gestione poco democratica del partito. Nel consiglio comunale del 15 aprile, ad esempio, l’ex assessore Tummolo, al centro delle polemiche dopo l’epurazione, ha dichiarato di non potersi fidare più del primo cittadino e di restare in consiglio per vigilare sull’attuazione del programma, ma che valuterà con serietà e serenità tutti i punti che arriveranno alla discussione del Consiglio e che voterà secondo coscienza mostrando lealtà e rispetto agli elettori. Ha chiuso il suo intervento con una stoccata: “bisogna dar conto all’elettorato, a partire da quello del partito con il quale ci siamo candidati, e a cui ancora appartengo senza distinzioni di correnti o di imprese, per usare una tua espressione. O meglio, se stiamo alla tua idea del PD, io sarei appartenuta ad un’impresa ma questa, in fase di fallimento, ha avviato i primi licenziamenti…”
Parole durissime, che si aggiungono a quelle di altri rappresentanti di correnti, che hanno partecipato al dibattito aperto sulle pagine di Osservatore Lucano: ad esempio Gentile dichiara che “negli ultimi due anni, nella locale sezione del Pd, non si è fatta nessuna politica, tanto che negli ultimi mesi, alle poche riunioni svolte, abbiamo partecipato in 5/6 componenti, di cui due nemmeno tesserati. Argomenti trattati? Tracce di riunioni? Nessun verbale, neanche uno”. Stesso problema sottolineato anche dal gruppo ParDem, che in un post a quattro mani Russo-Donatiello chiede a gran voce la celebrazione di assemblee: “Ora altri nel PD si sono accorti (alla buon’ora) che c’è bisogno di discussione democratica. Questo ci conforta e ci dice che dobbiamo insistere sulla nostra linea, una linea rossa che unisce le anime Dem che in questi mesi hanno abdicato al tatticismo senza risultati importanti se non quello di demolire il Pd locale”.
La maggioranza in Comune dovrebbe reggere senza risentire di questo clima burrascoso, ma sicuramente ci sono alcuni problemi che la sezione locale non può permettersi di rimandare oltremodo. La patata bollente è nelle mani del segretario cittadino, Barrese.

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