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LAGONEGRO – Un colpo di scena incredibile è avvenuto nel tardo pomeriggio di ieri, a colorare di toni cinematografici da film d’azione la già incresciosa e sorprendente vicenda dell’incendio durato più di ventiquattr’ore e che ha completamente distrutto il capannone della Ferramenta Lombardi, nella zona industriale del paese.

Quando ormai si credeva che le fiamme fossero state domate, l’area era stata interamente posta sotto sequestro e gli uomini del nucleo operativo dei vigili del fuoco di Potenza erano già tornati alla base, improvvisamente si è riacceso il fuoco all’interno dell’edificio, probabilmente da qualche focolaio ancora caldo.

E così ieri sera i pompieri erano di nuovo all’opera a tentare di spegnere quelle che ormai non erano altro che macerie. Tra la costernazione dei vicini che non sapevano più come sbracciarsi per provare a dare una mano in qualche modo e lo sconcerto attonito dei curiosi accorsi ad ammirare l’inconsueto spettacolo pirotecnico. Avvertito della notizia il proprietario Giuseppe Lombardi, già notevolmente scosso e provato da quanto accaduto due giorni prima, non ha retto alla tensione e allo stress ed ha avuto un malore, in conseguenza del quale è stato immediatamente ricoverato presso l’ospedale cittadino.

In serata, mentre il giornale andava in stampa, l’uomo rimaneva sotto osservazione medica presso la struttura sanitaria mentre gli addetti ai lavori non erano ancora sicuri di essere riusciti a spegnere il fuoco definitivamente, per cui restavano all’erta e sul posto. In giornata la parola era passata per un attimo ai magistrati: il Procuratore della Repubblica Vittorio Russo ha aperto un fascicolo contro ignoti, affidando la titolarità delle indagini al sostituto dott. Francesco Greco, il quale ha provveduto a disporre gli interrogatori di rito, in attesa di riscontri da parte degli esperti della sezione scientifica dell’Arma, che stanno visionando i filmati e le foto effettuati in loco e le immagini registrate dalle numerose telecamere a circuito chiuso installate sugli edifici vicini nella speranza di cogliere qualche indizio importante. A tal fine erano stati effettuati anche alcuni sopralluoghi in presenza dei proprietari – che ancora sotto shock provavano a fare un minimo di inventario di un po’ di materiale che non fosse andato in cenere  – ma considerata la potenza devastante delle fiamme, e le temperature raggiunte a causa dei materiali bruciati, gli inquirenti sono consapevoli che «sarà molto difficile riuscire a trovare qualcosa di utile al fine di comporre il quadro indiziario. Per il momento – aveva affermato il Procuratore Russo nel corso di un’intervista rilasciata intorno a mezzogiorno  – stiamo attentamente indagando in tutte le direzioni e non escludiamo nessuna ipotesi, né che si sia trattato di un atto doloso né di un accidente. Nelle prossime ore saremo in grado di essere più precisi, anche mettendo a comparazione le relazioni tecniche dei vigili del fuoco che hanno lavorato allo spegnimento e i resoconti analitici dei carabinieri».

In effetti, pur se l’ipotesi criminosa era quella maggiormente accreditata nelle prime ore, con il passare del tempo pare prendere corpo – almeno nelle convinzioni di gran parte dell’opinione pubblica e di alcune fonti investigative – che all’origine dell’incendio ci sia un banale errore umano dovuto a imperizia o distrazione, sebbene sia stato confermato che le fiamme si sarebbero propagate dall’esterno: sembra infatti che nella mattinata di domenica il titolare fosse in azienda a svolgere delle faccende, insieme alla moglie e ai figli, all’interno del cortile nel quale era ammassata ogni sorta di utensileria. Forse qualcosa di precedentemente combusto e non perfettamente spento, potrebbe aver fatto da miccia sotto i raggi cocenti di sole e nell’afa asfissiante. In questo caso, oltre al danno ci sarebbe la beffa perché l’assicurazione, che garantiva solo in piccolissima parte l’ammontare di capitale custodito nella ferramenta, potrebbe rifiutarsi di pagare il premio previsto.

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