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Bisogna provarci, e alla fine (certe volte) la qualità trova il suo compimento. È così che tre ragazzi cosentini, già una vita di musica alle spalle — perché certe volte la musica è una malattia — si vedono pubblicare il loro album d’esordio da un’etichetta romana. I tre si chiamano Raul Gagliardi, Carlo Cimino e Maurizio Mirabelli. Vi può capitare di vederli suonare più o meno dappertutto, nei tendoni, nei festival, in piazze e piazzette, alle sagre. Hanno messo su un trio a nome Amanita, come il fungo — l’Amanita, che annovera tutte le gradazioni: specie prelibate, commestibili, pericolose e letali — affiancando l’attività in comune a numerose altre collaborazioni laterali. È nato un disco, “Gente a Sud”, prodotto da un’etichetta seria come Zone di musica. Un debutto che ha visto anche l’interessamento e la collaborazione del contrabbassista Luca Bulgarelli (a lungo con Sergio Cammariere), al missaggio e al mastering.

Cosa suonano gli Amanita? Non c’è dubbio, anche l’orecchio più inclita direbbe jazz. Ma si fa presto a dire jazz. I tre hanno un linguaggio comune, una “koinè”, la cui linfa è data dai diversi, rispettivi ascolti, poi ricondotti in un suono unitario. Il chitarrista Raul Gagliardi ha un approccio più propriamente jazz, appartiene all’accolita dei “metheniani”, e si sente. Il suo stile rimanda molto al Pat Metheny dei primi album. Il contrabbassista Carlo Cimino proviene da un apprendistato variegato, spazia dall’hard rock alla musica d’autore fino alla fusion. È da anni elemento effettivo dello Squintetto e da poco è entrato negli Omparty di Leon Pantarei. Il batterista Maurizio Mirabelli sembra prediligere escursioni etno-folk. L’incontro tra i tre avviene in un territorio “jazzemano” che ha debiti con una musica etnica da leggere nelle pieghe: il fraseggio chitarristico — la “voce” degli Amanita — è spesso orientaleggiante. Alle sei composizioni originali di Gagliardi, il trio ha aggiunto in scaletta due interpretazioni assai personali: “Centro di gravità permanente” di Battiato e “Enjoy the silence” dei Depeche Mode, brani provenienti in fondo, curiosamente, da una medesima matrice: il synth-pop anni Ottanta.

Un’ultima curiosità: Cimino e Gagliardi, i 2/3 del fungo, iniziarono il loro cammino musicale insieme, più di dieci anni fa, in un gruppo chiamato Vinagre. Di quel faceva parte anche Mirko Onofrio, il sassofonista da qualche tempo stabilmente impiegato nella SAS di Dario Brunori. Una bella officina. 

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