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PAOLA – Non solo più la parola “ammanco”. Termini nuovi spuntano nell’inchiesta al santuario di Paola. Termini che aggravano in quadro indiziario. Trapelano notizie, infatti, circa ipotesi di riciclaggio e ricettazione, che vanno ad aggiungersi a quella già formulata di appropriazione indebita, all’inizio dell’indagine avviata dalla procura di Paola, sull’ammanco di quasi un milione e mezzo di euro registrato sul conto-corrente su cui erano state depositate le offerte dei devoti di San Francesco. Non solo. Filtrano pure indiscrezioni su una proposta di assegni post-datati che sarebbe stata fatta ai frati Minimi dal presunto autore dell’appropriazione indebita, una volta che l’ammanco era stato scoperto. Assegni post-datati a garanzia della promessa di far rientrare il “debito” accumulato nel giro di dieci anni. Proposta pervenuta all’economo del Santuario, padre Franco Russo e girata al rettore, padre Rocco Benvenuto, che l’avrebbe immediatamente rispedita al mittente. 

Siamo ad ottobre del 2012, quando i monaci vengo a sapere dal promotore finanziario di fiducia, Massimiliano Cedolia, che il conto con le offerte era prosciugato. E sarebbe stato proprio il promotore finanziario, dal 2007 al 2012, ad effettuare, all’insaputa dei frati, prelievi per investimenti in borsa e bonifici “privati”. All’insaputa, per quanto riguarda gli investimenti, fino al 2010, anno in cui l’economo dei monaci veniva informato che dal quel conto in banca, non si potevano prelevare soldi, perché il deposito con le offerte dei fedeli, era stato vincolato, proprio in funzione di determinate operazioni: si doveva riparare il tetto della basilica di San Francesco ed i frati per farlo hanno dovuto prendere quanto serviva, da altri conti-corrente. Degli assegni post-datati che avrebbe proposto Cedolia a garanzia dell’impegno di far rientrare il “debito”, ne sono al corrente gli inquirenti, perché l’economo Franco Russo, cita esplicitamente la circostanza, nella denuncia inviata in procura. Nei giorni scorsi, una decina di persone sono state ascoltate dal pm Linda Gambassi, che sta seguendo il caso, assieme al procuratore capo di Paola, Bruno Giordano. Si tratta di titolari di conti in banca su cui c’è traccia di accrediti, frutto di prelievi al conto dei frati Minimi. 
Le audizioni dei correntisti, da cui sono emersi elementi utili alla pubblica accusa, potrebbero servire per sostenere la contestazione del reato di riciclaggio, conseguente all’appropriazione indebita ipotizzata. L’attività investigativa, partita, si ricorda, a seguito dello scoop del Quotidiano sulle “offerte sparite”, è stata portata avanti da militari dell’Arma e della Guardia di Finanza. Il pm Gambassi è in attesa di ricevere gli ultimi riscontri prima di chiudere le indagini. È sembra proprio che i tempi siano maturi affinché ciò avvenga. In un primo momento erano stati previsti tempi più brevi per la chiusura del caso. Ma una serie di intrecci e di incroci fra i diversi istituti di credito toccati o sfiorati nel giro di denaro che sarebbe stato messo in moto dal promotore finanziario, hanno ritardato l’inchiesta. Oltre a Massimiliano Cedolia, vi sono altri due indagati.
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