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È un piccolo capolavoro di campanilismo la lettera di un sedicente “gruppo di potentini veraci dell’ex vico Addone” indirizzata alla Rai e rivolta a Germano Di Leo, meteorologo della Tgr lucana e collaboratore del Quotidiano.
Con toni aulici e assieme livorosi, l’estensore della missiva denuncia presunte «cadute di stile e obiettività» nella sua rubrica quotidiana in tv.
Pur nel rispetto della libertà di critica (un po’ meno in quello dell’altrui onorabilità), le bacchettate suonano alquanto sovradimensionate se si pensa alla materia del contendere: che avrà fatto, il povero Germano? Chiamato “cirro” un “nembo cumuliforme”? Confuso dei “forti rovesci temporaleschi” con un “isolato piovasco in rapido assorbimento”? O ha forse omesso la formuletta “salvo locale instabilità”?
Niente di tutto ciò: il mansueto Di Leo che ogni mattina ci riconcilia col tempo – sia nel senso di clima sia di lancette che ci inseguono appena svegli – si sarebbe immolato sull’«altare della Capitale europea della cultura, stucchevolmente esaltata come centro degno di ogni lodevole attenzione e vero e proprio ombelico del mondo».
Il gruppo d’ascolto, che immaginiamo intento a prendere appunti alle 7 di mattina, segnala anche che accanto alla «città di Matera», Di Leo puntualmente de-mansiona il capoluogo a Potenza, «senza il titolo ufficiale che le spetta». Di qui la domanda: ma il meteorologo è potentino o materano? Un sillogismo inchioda Di Leo in entrambi i casi – nel primo offenderebbe la propria città, nel secondo dimostrerebbe partigianeria – e un’accusa ad «alimentare divisioni anacronistiche tra cittadini della stessa regione» è un classico caso di rovesciamento della frittata.
Meno male che la calunnia è un venticello: Di Leo, da buon meteorologo, sa come ripararsi.

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