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Anche la Basilicata (finalmente) ha il suo registro tumori. È stato presentato poco fa in viale Verrastro, dal presidente della Regione, Vito De Filippo, e parte dell’esecutivo: era atteso da un bel po’. Secondo alcuni dati forniti in conferenza stampa, tra il 2005 e il 2007 sono stati 374,4 i casi di tumore ogni centomila lucani per la popolazione maschile e 265,2 quelli femminili, considerando la fascia d’età tra zero e 84 anni. Una prima analisi delle cifre raccolte indica che si tratta di livelli inferiori alla media nazionale – 465,3 ogni centomila i casi maschili e 336 quelli femminili – e in linea con la media dell’Italia del Sud.

Il trend, però, risulta in aumento, come registrato anche nel resto del Paese. Lo studio è stato effettuato dal Crob di Rionero in Vulture su 2.500.000 schede di dimissione ospedaliera, 200 mila referti dei servizi di anatomia patologica, e per il triennio, 3.500 cartelle cliniche consultate. 

I dati saranno pubblicati su Internet entro 15 giorni, senza però le casistiche relative ai piccolissimi Comuni, per evitare l’identificazione dei pazienti in quei centri in cui i numeri sono bassissimi. Successivamente quanto raccolto sarà affidato all’Università Cattolica per una lettura e una comparazione scientifica delle cifre. Il Crob, infine, proseguirà la catalogazione anche per il 2008 e per il 2009. 

I medici del’Istituto di Rionero in Vulture hanno però presentato le tabelle relative alla distribuzione per aree geografiche in relazione al sesso, da cui emerge che per i maschi è il Vulture Alto Bradano la zona con la maggiore casistica, seguita dalle aree urbane di Potenza e Matera. Per le donne invece prevale Potenza, seguita dal Metapontino-Collina Materana e da Matera. In ogni area, però, dalle prime analisi, si presentano differenze rilevanti anche tra Comuni limitrofi. 

«In regione meno casi che altrove. Ora – ha detto De Filippo – bisogna di evitare di tirare i numeri da una parte o dall’altra per giustificare le posizioni di allarmismo o di trascuratezza».  Si è trattato di «un lavoro molto complesso, che ha portato anche al recupero delle cartelle dei lucani che hanno deciso di farsi curare fuori dalla Basilicata». L’assessore regionale alla Salute, Attilio Martorano, ha invece fatto riferimento al metodo di raccolta dei dati, sulla base di un modello nazionale, e alla tempistica: «Oltre ai problemi della riservatezza dei dati e del recupero delle cartelle da strutture non lucane – ha aggiunto Martorano – il lavoro è in costante itinere e prosegue, contando anche che per alcune patologie sono richiesti anni di confronti. Lo studio non è quindi obsoleto, ma in linea con la media nazionale».  

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