X
<
>

Un impianto di depurazione

Condividi:
2 minuti per la lettura

COSENZA – Ancora una volta sulla depurazione siamo in ritardo. Il piano di finanziamento da sette milioni e mezzo per interventi sui depuratori, esattamente come già fatto nel 2015 e nel 2016 (sarà infatti una rimodulazione dei piani precedenti), è in fase preparatoria, nel senso che si stanno sottoscrivendo le convenzioni con i Comuni proprio in queste settimane, mentre è chiaro che non potremo aspettarci interventi risolutivi neanche per questa estate 2017.

Ora quei sette milioni e mezzo saranno spalmati su 111 amministrazioni, che dovranno spartirsi la tranche pur consapevoli che la cifra non riuscirà a coprire l’intera spesa. E in mezzo a questo limbo burocratico non ci sono soltanto gli amministratori, che sperano di poter avviare lavori anche per evitare il rischio di procedura di infrazione europea, ma soprattutto turisti e cittadini.

Le aree critiche

Ci sono delle aree estremamente critiche per la Regione in ambito depurativo. Stiamo parlando esclusivamente di zone costiere.

La prima è certamente l’area di Nicotera, già oggetto di pesanti contestazioni da parte di cittadini e commercianti riuniti sotto il Movimento 14 luglio lo scorso anno. Pochi giorni fa Oliverio è andato proprio a Nicotera a spiegare il piano di interventi sull’area del Mesima, considerata una delle aree con maggiori punti deboli.

C’è poi la zona di Nocera Terinese, che nei fatti unisce due province. Il depuratore di Nocera, infatti, serve anche i Comuni cosentini di Amantea e Belmonte. Proprio qualche giorno fa il sindaco ha intimato ai Comuni di pagare le loro quote, altrimenti non avrebbero potuto depurare le loro acque. Ma è tutta l’area del Tirreno cosentino ad essere sotto monitoraggio da parte della Regione.

Qui a preoccupare non sono soltanto i depuratori, tanti ma non abbastanza da reggere il carico generato dall’ondata turistica, ma anche gli scarichi abusivi che interessano soprattutto vecchie strutture ricettive mai inserite nella rete delle acque reflue. Altro punto critico è l’Alto Jonio cosentino. Qui a luglio 2016 sono stati stanziati 960mila euro per riefficientare gli impianti, ma la situazione stando a quanto dicono dalla Regione non sembra migliorata.

Ultima zona attenzionata è quella del Basso Jonio in provincia di Reggio Calabria. Anche qui sono necessari interventi sugli impianti, incapaci di gestire carichi eccessivi. Ma la situazione non è ottimale neanche a Reggio Calabria e Villa San Giovanni

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE