X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

CASTROVILLARI – Dopo la presentazione delle due istanze di opposizione alla richiesta di archiviazione dell’inchiesta sulla morte di Donato Bergamini, avanzata dai magistrati castrovillaresi il 22 dicembre scorso, muta il collegio difensivo della famiglia di Boccaleone d’Argenta. È stato infatti nominato Fabio Anselmo, il legale ferrarese noto per essersi occupato dei casi di Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi, Giuseppe Uva e Riccardo Magherini. Affiancherà il collega Eugenio Gallerani, sempre dello foro di Ferrara, che è colui che ha realizzato il dossier che il 29 giugno del 2011 ha consentito alla procura di Castrovillari di riaprire l’inchiesta per “omicidio volontario”, dapprima a carico di ignoti e poi iscrivendo nel registro degli indagati la ex fidanzata di Denis, Isabella Anna Internò, (per concorso in omicidio volontario) e il camionista di Rosarno, Raffaele Pisano (per favoreggiamento). Non si sa se Anselmo abbia o no già collaborato alla stesura della richiesta di opposizione firmata (solo) da Gallerani. Ma dal tono delle sue parole, a commento della notizia della nomina, sembrerebbe di sì.

«Abbiamo depositato l’opposizione alla richiesta di archiviazione proposta dalla procura» ha detto Fabio Anselmo, sottolineando come «il lavoro mirabile svolto dalla famiglia a mezzo dell’avvocato Eugenio Gallerani, esplicitamente riconosciuto come lodevole dal gip in sede di riapertura indagini, è stato invece letteralmente liquidato dal pm come una fiction», alludendo alle motivazioni con cui la procura ha chiesto di archiviare: «Dell’omicidio di Denis – ha aggiunto – tutto si può dire fuorché che sia una fiction, magari lo fosse stato». Né è ancora ufficiale, invece, cosa ne sarà dell’incarico conferito alla vigilia di Natale all’avvocato di Cosenza, Vincenzo Adamo, che invece è colui che ha scritto una delle due istanze di opposizione e che ha materialmente consegnato entrambe le richieste.

Sui contenuti dell’opposizione (che formalmente è una richiesta di imputazione coatta dei due indagati e, in subordine, un supplemento di indagine), i legali hanno mantenuto il massimo riserbo, ma è facile ipotizzare che – come richiede la norma – oltre che a indicare i punti deboli delle conclusioni alle quali sono giunti il procuratore capo Franco Giacomantonio e il sostituto Maria Grazia Anastasia, l’elaborato contiene le indicazioni precise sulle ulteriori indagini da compiere e sugli elementi di prova da utilizzare. Forti delle conclusioni alle quali sono arrivate tutte le perizie medico-legali contenute nel fascicolo dell’accusa – ovvero che il corpo di Denis fosse già disteso sull’asfalto, morto o in fin di vita quando venne sormontato lentamente dal camion di Pisano – i due legali chiedono ora che il giudice disponga nuovi accertamenti, tanto più – come sembra pacificamente acclarato – che il centrocampista del Cosenza, ricco, felice e in piena carriera, non avesse nessun motivo, quel pomeriggio del 18 novembre 1989, di suicidarsi gettandosi improvvisamente sotto le ruote del primo camion di passaggio. Quanto siano potenti i nuovi elementi forniti dalle parti civili, non si sa. Ma già la semplice conclusione delle perizie dei medici e del Ris di Messina – che parlano di verosimiglianza del fatto che Bergamini fosse già morto quando venne sormontato dall’autocarro – potrebbero bastare al giudice di Castrovillari di rinviare gli atti alla procura affinché sgomberi dal campo quella “incertezza probatoria” che per i pubblici ministeri è sufficiente per chiudere il caso addirittura per assenza di “notizia criminis”.

Ma per saperlo bisognerà attendere che il gip fissi l’udienza (in camera di consiglio) durante la quale gli indagati potrebbero, che nel frattempo avranno preso visione dell’intero fascicolo, potranno parlare e presentare memorie difensive. Insomma: il caso della morte di Donato Bergamini, è tutt’altro che chiuso.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE