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MATERA – Costruire il Carro trionfale gli ha cambiato la vita. Da quando, per la prima volta, ha messo mano alla struttura di legno che sarebbe diventata il manufatto distrutto martedì sera, Andrea Sansone guarda al futuro con occhi diversi, anzi con gli occhi di altre sette persone, oltre ai suoi. Sono le facce da carro che insieme a lui hanno lavorato perchè questo progetto prendesse corpo.

Oggi pensa di tornare nella sua città d’origine, di dar vita ad un progetto che garantisca occupazione e professionalità, nel rispetto dell’arte e della tradizione, insomma di non disperdere l’entusiamo degli ultimi mesi.

Sono passate meno di 24 ore dall’assalto serale in piazza Vittorio Veneto; la tensione è lontana,  così come i timori dai quali si era fatto prendere assorbendo quelli degli altri. «Mi sento più leggero, soddisfatto – spiega – ho vissuto la processione fino alla Fontana di piazza Vittorio Veneto con un’adrenalina e una paura tutto sommato ingiustificata. I miei calcoli, sull’esperienza artigianale li avevo fatti. Mi mancava l’elemento concreto, sul campo, sulle chianche della piazza di cui mi avevano parlato. Ora l’ho sperimentato e ho le mie basi. A un certo punto ho avuto paura, più che altro di buttare all’aria mesi di lavoro e la fiducia dei ragazzi. Lo sfascio avrebbe dovuto essere un rituale, ma la paura dell’auriga mi ha messo una tensione incredibile addosso». Ieri con le sette facce da carro, ha analizzato lo scheletro in legno del carro, rientrato nella fabbrica e valutato tutti gli elementi e le eventuali condizioni di rischio per le statue che le immagini televisive mostravano in movimento lungo tutto il corteo. Andrea Sansone tranquillizza tutti: «Abbiamo osservato pezzo per pezzo come la polizia scientifica, compresi i supporti degli angeli e sono certo che non ci fosse nessun rischio. Durante lo strappo mi sono avvicinato felice, perchè lo avevano fatto. Lo hanno strappato bene, sono stati bravissimi con le statue, mi è dispiaciuto per le cornici».

Particolare attenzione era riposta nella cupola che Sansone donerà una delle teste di argilla usate per i calchi delle statue, a chi ha strappato la cupola di S. Pietro sul Carro.

La sorpresa annunciata non si è fatta attendere. «Sulle copertine dei libri – spiega  Sansone – abbiamo aggiunto dei disegni che ho voluto realizzassero le ragazze. All’interno c’erano gli studi  preparatori originali di quei disegni, firmati dalle autrici».

Ieri mattina un anziano lo ha fermato contestandogli l’uso della stoffa drappeggiata sul carro. Sansone ha dovuto faticare non poco per convincerlo che si trattava di un’opera dipinta a mano e non di tessuto. Impossibile penetrare nelle convinzioni di un vecchio materano per il quale un realismo talmente stretto è del tutto inconcepibile.

Per Andrea Sansone il futuro è dietro l’angolo e appartiene ad un progetto ben preciso. «Le facce da carro hanno dato molto al Carro. I ragazzi, le mamme che hanno lavorato potrebbero continuare questa esperienza in una sede in cui tenere dei corsi, produrre, far crescere professionalmente. Ho in mente un sogno, una scommessa che ho in mente da tempo. Corsi di formazione in cui le facce da carro sarebbero allievi e collaboratori al tempo stesso. Dalla cartapesta alla decorazione per produrre Madonna, San Giuseppe, Gesù Bambino, bue, asinello, angeli,  pastori, Re magi e scenografie, tutto in cartapesta. In tutto circa 30 figure  che rimarrebbero di proprietà  dell’ente che sosterrebbe l’iniziativa. Immagino in alcuni locali nei Sassi l’esposizione del Presepe permanente. Le istituzioni potrebbero destinare  risorse a questo progetto rivolto principalmente alle sette facce da carro che hanno lavorato con me».

Il 15 luglio ripartirà per tornare per qualche giorno a Monza; nel frattempo ospita i proprietari del Castello di Belgioioso che sono a Matera per visitare la città. Marketing territoriale che, attraverso l’arte, racconta la storia della città.

a.ciervo@luedi.it

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