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LOCRI (REGGIO CALABRIA) – Che fosse un film che avrebbe suscitato umori ed emozioni contrastanti lo si era capito fin dall’inizio, prima ancora del successo ottenuto alla Mostra del Cinema di Venezia dello scorso anno che ha dato il via a una serie lunghissima di premi e riconoscimenti, nazionali e internazionali.

Su “Anime Nere”, il film di Francesco Munzi tratto dall’omonimo romanzo di Gioachino Criaco, si è detto e si è scritto tantissimo. Sempre su binari paralleli. Da un lato gli entusiasti (il gruppo più nutrito, a dire il vero), coloro cioè che, in primis, hanno considerato la pellicola ambientata ad Africo un capolavoro cinematografico (Premio Pasinetti come miglior film a Venezia, 9 David di Donatello, 3 Nastri d’Argento, 2 Ciak d’Oro, e altri innumerevoli premi minori qualcosa vorranno dire in fondo); e in secondo luogo un’occasione per una sorta di riscatto calabrese, la possibilità data alla nostra regione di diventare protagonista a livello mondiale. Di cinema e di letteratura questa volta e non per i fatti di cronaca per i quali è universalmente nota. Ma è comunque di ’ndrangheta che si parla nel film di Munzi.

Allora, ecco, dall’altro lato, coloro che hanno considerato la pellicola come una “macchia” per la Calabria, una fotografia riduttiva e stereotipata. Con “Anime Nere”, è la tesi, si rischia di fare di tutta l’erba un fascio, di far credere che tutti i calabresi ammazzano, sparano e, come qualcuno ha scritto, vivono con le capre in camera da letto e sniffano cocaina sul tagliere della sopressata.

Il romanzo del “non siamo solo ndranghetisti” si arricchisce oggi di un altro capitolo. Forse il più diretto da un anno a questa parte. Protagonisti sono i sindaci della Locride che intervistati dal giornalista Klaus Davi per il suo canale You Tube, “Klauscondicio”, dichiarano guerra a Sky, “colpevole” di mandare in onda a rotazione “Anime nere”, e minacciano addirittura un’azione legale per tutelare “il buon nome” della nostra regione.

Dopo che il film ha fatto il giro del mondo, trasmesso nelle sale di 19 paesi, il problema, ora, sembra essere la tv. Particolarmente agguerrito il sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, per il quale «questo film dà un’immagine terribile delle nostre terre e corrobora i peggiori pregiudizi sulla Calabria, come terra mafiosa e legata a regole arcaiche. Già l’abbiamo sopportato nei cinema, ma ora vederlo entrare in tutte le case con la potenza della tv ci preoccupa e ci amareggia» sono le parole del sindaco. Che aggiunge subito dopo: «Il film descrive una situazione irreale che forse esiste in un qualche sparuto centro dell’aspromontano e delegittima l’intera popolazione. Attenzione, non sto dicendo che non esista la ’ndrangheta, ma noi la combattiamo ogni giorno coi fatti e con l’impegno degli amministratori. I calabresi devono ribellarsi a questa descrizione. Non escludiamo nulla, neanche azioni legali contro chi infanga la Calabria».

Dello stesso tenore il giudizio di Antonio Domenico Principato, primo cittadino di Staiti. «Stiamo cercando di reagire a una crisi economica che ci sta annientando in tutti i modi – dice Principato – unendoci fra sindaci proprio per uscire da quella immagine che può dare questo film. I mafiosi sono una sparuta minoranza, i calabresi sono laboriosi e impegnati. Vorrei anche ricordare che i pastori non sono quelli descritti nel film, che tengono le capre allo stato brado, ma lavorano anche con tecnologie avanzate».

Anche per Giuseppe Strangio, sindaco di Sant’Agata del Bianco e Presidente dell’Associazione dei Comuni della Locride, “Anime Nere” non rende merito alla Calabria. «Un film che lascia sgomenti per la durezza delle immagini e l’idea della ferocia della criminalità di questi protagonisti – sono le parole di Strangio – Andare in giro e sentirsi etichettati come calabresi trafficanti di droga mafiosi non è bello. Noi cerchiamo di portare avanti un discorso di legalità e di trasparenza – prosegue Strangio – sarebbe opportuno che Sky mandasse anche altri messaggi, magari coinvolgendo le scuole. Il rischio è che si cada nel banale, riducendo la Calabria a solo quello». Tuttavia, in un passaggio, il sindaco di Sant’Agata pare considerare il rovescio della medaglia. «Un film così – dice – può avere anche una funzione sociale di denuncia, questo bisogna ammetterlo».

Ecco, è proprio su questo punto che in questi mesi hanno fatto leva quanti hanno apprezzato “Anime Nere”, il primo film che ha affrontato il tema della criminalità organizzata calabrese, che ne ha mostrato il volto e alcune dinamiche, sì, anche sanguinarie. Certo, le forzature non mancano ed è vero che la Calabria non è solo quello. Ma è pure quello e, forse, è meglio prenderne coscienza. Anche al cinema.

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