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ANNA Di Pede non c’è più. Il profilo Facebook della ragazza materana, laureata alla Bicocca di Milano e impiegata alla Nestle, super informata sul caso del disastro di vico Piave, è stato cancellato ieri mattina.

Colpa del Quotidiano, che proprio ieri insinuava il germe del dubbio sulla reale identità di Anna Di Pede, dopo la pubblicazione sulla sua bacheca di documenti riservati di indagine; il verbale redatto dall’ingegnere dei Vigili del fuoco il 15 dicembre, quello dell’ingegnere comunale Lamacchia Acito del 23 dicembre e addirittura l’autorizzazione concessa dalla Regione Basilicata per i lavori strutturali al ristorante di Nico Andrisani su vico Piave 20-22.

Come faceva Anna Di Pede, ufficialmente domiciliata a Milano, a possedere quelle carte? E con che sfrontatezza le aveva pubblicate. Domande che resteranno senza una risposta esplicita, perchè noi qualche risposta ce la siamo già data.

Il dato oggettivo è che quel nome, Anna Di Pede, e quel profilo creato ad arte, nascondano in effetti qualcun altro: una persona chiaramente bene informata sui fatti oggetto di indagine e anche sull’iter di sopralluoghi, perizie e prescrizioni seguite al primo allarme, scattato il 15 dicembre. Una persona che aveva le sue idee ben chiare sulle presunte responsabilità del Comune nel mancato sgombero della palazzina crollata, ad esempio, tanto da scrivere con piglio sicuro che: “al comune di Matera sapevano tutto! Il sopralluogo effettuato dall’ingegnere del comune (sottoposto dello stesso ingegnere che abitava al civico18) controfirmato dal dirigente del comune. Il sindaco non solo sapeva tutto, ma poteva far e…vacuare il palazzo. ha preferito spostare l’opinione pubblica sui lavori che erano fermi da un mese. Inoltre, nel palazzo del civico 18 vi erano stati lavori di ristrutturazione nei mesi di giugno, luglio e agosto! Perchè non viene riferito tutto questo?”. Poi l’auto-compiacimento per aver compiuto l’impresa di recuperare i documenti nel fascicolo della Procura: “Sono riuscita ad avere i documenti che dal comune della terza città più antica del mondo non fanno trapelare! Il sindaco il 23 dicembre era stato informato dal suo tecnico e dal suo dirigente che il muro che divideva i 2 palazzi era a rischio! Ovviamente non potevano disturbare l’ingegnere del terzo piano e mezzo! Come mai sindaco questo non lo dici in tv e ai giornali?”.

Oggi, a profilo cancellato proprio la mattina del nostro articolo, ci chiediamo perchè la coraggiosa Anna Di Pede abbia deciso di auto-eliminarsi da Facebook. Forse il/la vero/a titolare del dominio si è sentito/a scoperto/a, messo/a a nudo dai nostri dubbi?

La risposta sembra essere già nei fatti, ovvero probabilmente si tratta di una persona che ha notato la vivacità delle opinioni che circolavano sul social ed ha ritenuto una mossa intelligente utilizzare lo stesso strumento di comunicazione di massa per insinuare il dubbio su presunte responsabilità di chi avrebbe dovuto vigilare sulla sicurezza di quelle palazzine. Poi ci sono i documenti sui lavori per il ristorante al piano terra. Forse la vera Anna Di Pede voleva mettere le mani avanti, salvando la reputazione di qualcuno.

Ipotesi e legittimi dubbi confermano che, nella vicenda di vico Piave, Facebook sta giocando un ruolo importante, sia sotto il profilo della rete degli aiuti e della generosità dei materani, sia come strumento di manipolazione dell’opinione pubblica, con la speranza che anche gli inquirenti vengano condizionati in qualche modo; sia, purtroppo, come strumento di sciacallaggio, spesso nascosto dietro una generosità di facciata, che sa tanto di esibizionismo.

a.corrado@luedi.it

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