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QUELLO appena trascorso è certamento l’annus horribilis per le imprese del Materano, che dal 2012 ha visto quasi raddoppiare gli stati di crisi e le chiusure, passando da 21 a 34.
Su 143 istanze presentate, infati, i fallimenti decretati dal Tribunale di Matera nel 2013 erano stati 18, addirittura in calo rispetto all’anno precedente, quindi con una decisa impennata. Un segnale forte, semmai ce ne fosse bisogno, del fatto che la crisi globale ha raggiunto probabilmente il suo culmine proprio nell’anno appena trascorso, con strascichi importanti che, nelle previsioni degli addetti ai lavori, si registreranno almeno per i prossimi sei mesi. I settori maggiormente colpiti, manco a dirlo, sono stati il commercio (14), l’artigianato (6), l’industria (4) e le costruzioni (3), quest’ultimo con un leggero miglioramento rispetto al 2012, quando si registrò il primo calo verticale.
Poi il credito e i trasporti con due fallimenti ciascuno; l’agricoltura, l’edilizia e i servizi ognuno con un fallimento. Matera città, con 14 cessazioni decretate, guida la classifica dei
fallimenti, seguita da Policoro e Ferrandina (4), altri due centri popolosi e un tempo economicamente vivaci. Segue a ruota Bernalda (3), Nova Siri (2), Stigliano, Tricarico, Pisticci, Garaguso, Miglionico, Tursi e Montalbano, con un caso ciascuno.
Tra i fallimenti di rilievo resta quello dell Mythen Spa di Ferrandina, che operava nella produzione di biodiesel sull’area industriale della Valbasento, e con i suoi 80 dipendenti non è riuscita a sopravvivere neppure con un piano di rilancio piuttosto sensato. Già nel 2012, Confapi Matera sottolineava che i fallimenti sarebbero stati solo la punta dell’iceberg; una previsione, purtroppo, rispettata dall’andamento dell’economia provinciale. Nell’anno appena trascorso sono state numerosissime le imprese che hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali per evitare la chiusura, come testimonia l’aumento delle ore di Cassa integrazione, lavoratori in mobilità e contratti di solidarietà. A soffrire di più è ancora l’edilizia che, in un mercato troppo sbilanciato verso il pubblico, sconta il calo di commesse provocato in particolare dalla riduzione dei fondi per investimenti e soffre i vincoli del Patto di Stabilità imposti agli enti pubblici.
Non è bastata neppure la norma in vigore dal 1 gennaio 2013, che impone il pagamento delle fatture alle aziende entro 30 giorni; sicuramente un segnale positivo ma è chiaro che questo provvedimento si rivela inefficace, se non accompagnato dalla liberazione di risorse, che consentano investimenti nelle opere pubbliche. Un segnale di fiducia, forse l’unico, proviene certamente dall’elezione di Matera a capitale europea della cultura, con l’arrivo di fondi pubblici (oltre 30 milioni) ed appalti in tutti i settori e per tutta la provincia.

a.corrado@luedi.it

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