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REGGIO CALABRIA – La commissione parlamentare antimafia è a Reggio Calabria per una serie di audizioni. Due giorni di lavori iniziati alle 14 di oggi, quando la presidente Rosy Bindi è entrata nella prefettura. Ad attenderla c’erano i vertici locali delle forze dell’ordine, il questore Guido Longo, il comandante provinciale dei carabinieri Lorenzo Falferi e della Guardia di Finanza, Alessandro Barbera e il capo della Dia Gianfranco Ardizzone. A portare il saluto della città è stato il coordinatore della commissione straordinaria del comune di Reggio Calabria, il prefetto Gaetano Chiusolo, che poco dopo ha lasciato la prefettura.

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GLI STRISCIONI DEL M5S – All’esterno, attivisti del Movimento 5 Stelle hanno esposto degli striscioni contro la mafia: “la mafia è una montagna di merda”, “contigui a niente e a nessuno” e “l’omertà muta il silenzio in piombo”.

IL CALENDARIO DEGLI INCONTRI – Il primo appuntamento in agenda è stata l’audizione del ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri. Previsti poi gli incontri con il Procuratore della Direzione nazionale antimafia, Franco Roberti; i procuratori di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, e di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, e il prefetto di Crotone, Maria Tirone. Le audizioni proseguiranno domani con gli altri prefetti della Calabria, alcuni sindaci e i rappresentanti di Confindustria, delle organizzazioni sindacali e di alcune associazioni.  

L’AUDIZIONE DEL GUARDASIGILLI – Il ministro ha parlato tra l’altro di regime carcerario del 41bis e di beni confiscati. Su quest’ultimo tema, ha dichiarato che «per far funzionare l’Agenzia dei beni confiscati serve una nuova normativa che gli dia un colpo d’ala». Serve, ha aggiunto, «che l’Agenzia sia dotata di un patrimonio per rilanciare sul mercato le imprese confiscate o sequestrate e per gestire gli immobili. Per quanto riguarda le imprese confiscate o sequestrate ci troviamo di fronte ad un tema complesso perchè ci sono i lavoratori. C’è il rischio, quindi, che se l’azienda perde fette di mercato, creando disagi ai lavoratori, potrebbe apparire che la mafia dà lavoro e lo Stato invece lo toglie». Se è necessario, ha poi dichiarato, è meglio vendere i beni confiscati piuttosto che farli finire male.

Il guardasigilli ha poi precisato che sul regime carcerario duro non c’è «nessun cedimento» da parte del governo. E ha pure riferito di non essere in possesso di informazioni sul “protocollo farfalla”, il presunto piano per la visita dei servizi segreti nelle carceri dinalizzato a raccogliere elementi utili dai detenuti al 41/bis. In merito all’ipotesi di minacce al pm Di Matteo formulate in carcere da Totò Riina, Cancelliari ha dichiarato: «Se la notizia proviene da attività investigative noi non possiamo saperlo perchè coperte da segreto. Voglio inoltre evidenziare – ha concluso il Ministro – che i detenuti Giardino e Lorusso non hanno mai fatto parte del gruppo di socialità con Giovanni Riina, figlio di Salvatore». 

Infine per quanto concerne i tribunali ha aggiunto di aver «recuperato i 5 milioni necessari per il completamento del nuovo palazzo di giustizia di Reggio Calabria». Mentre per Rossano, dichiarando di volere attendere la relazione della commissione d’indagine alla luce della quale, entro l’anno, probabilmente il ministero interverrà con decreti correttivi sulla nuova geografia giudiziaria, ha aggiunto che «faremo ancora un approfondimento, la Calabria ha avuto tutti gli altri tribunali aperti»

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