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Quando girammo 238376la scena finale del Caimano, (io ero nei panni dell’avvocato del Caimano) nessuno di noi sapeva quale finale si riservasse Nanni Moretti: tutto era scritto nella sua testa e noi, il nucleo di persone che lavora da sempre con lui, sapevamo che era inutile chiedere spiegazioni e che avremmo conosciuto il finale solo a film montato. Nanni richiedeva una concentrazione speciale, un assorbimento totale a quanto nella finzione doveva accadere. Avevamo tutti la sensazione di essere in una specie di sortilegio, in una di quelle intuizioni che hanno fatto la fortuna di Nanni Moretti, con i suoi film che riescono a leggere e prevenire fenomeni sociali, culturali e politici.
Ma a rifletterci bene, le famose capacità divinatorie di Nanni Moretti non sono affatto tali: sono senza dubbio le naturali conclusioni di un uomo attento a quello che succede nella nostra società, di un notaio speciale che non si fa depistare dal conformismo e che si riserva di esercitare totalmente la sua libertà intellettuale. Quando Moretti prende in giro il vuoto parolaio e l’orizzonte asfittico di una generazione sessantottina in Ecce Bombo, i segnali di disfacimento delle certezze acquisite è già vivo e operante nella società italiana. E quando giravamo Il Portaborse nel ‘91, l’era craxiana era già prossima al declino, le tangenti erano pratica quotidiana e tutte le forze politiche sapevano quello che accadeva, anche se colpevolmente tacevano, ed era già successo che il presidente della regione Liguria Alberto Teardo ( che corrisponde alla figura di Polline interpretata nel film proprio da me) fosse condannato per corruzione e tangenti e che il Presidente della Repubblica Sandro Pertini pretendesse le dimissioni di tutti gli uomini dello Stato iscritti alla P2, compreso il vicepresidente del CSM Ugo Zilletti. Quindi tutti già sapevano quello che accadeva. Si è parlato delle virtù profetiche di Nanni Moretti anche quando, nel febbraio del 2002, a Piazza Navona, disse che con quei dirigenti politici il centrosinistra non avrebbe mai vinto e anche in quella occasione la profezia si era avverata qualche mese prima, con la sconfitta del centrosinistra alle elezioni regionali: Moretti non aveva fatto altro che dire quello che molti elettori di centrosinistra pensavano della loro classe dirigente. Per ritornare al Caimano, anche qui nessuna capacità divinatoria, quando Moretti gira il film, il berlusconismo ha già contaminato in profondità la società italiana. Moretti ha il merito di dire la verità, mentre tutti si ostinano a non vederla, anche quando la misura è colma. E noi attori, in quella fredda notte romana, che vedevamo girare all’Eur le ormai note scene di aggressione ai giudici, ci rendevamo conto di partecipare ad una scena di grande fascino visionario, ma non avevamo il minimo sospetto che un giorno quell’agghiacciante allucinazione di Moretti potesse diventare una scena di sorprendente aderenza realistica.
Come è potuto accadere tutto questo? Persino il grande vecchio del giornalismo di destra, Indro Montanelli, ha intuito parzialmente quello che sarebbe accaduto in Italia. Sosteneva Montanelli che gli Italiani avrebbero dovuto provare Berlusconi come capo del governo, per potersi immunizzare da lui, per vaccinarsi, per una grande operazione di mitridatizzazione politica e sociale, ma non aveva previsto che una volta iniettato il veleno nel corpo malato della repubblica, questo avrebbe finito per lievitare, e piuttosto che immunizzare, ha avvelenato lo stato negli organi vitali e la società nei suoi tessuti connettivi. E così è capitato che in questi anni, noi abbiamo avuto un’opposizione che ha disimparato a fare l’opposizione: caso mai ha solo voluto sostituire la maggioranza per fare le stesse cose con più o meno moderazione, ma senza un’efficace distinzione politica. In questa nostra Repubblica Italiana, qualsiasi politico di centrodestra può scagliarsi contro la magistratura, dire la sciocchezza che i magistrati non pagano per i loro errori, come se Falcone, Borsellino, Livatino e altri non fossero morti per aver esercitato il loro dovere. Oggi davanti alle risibili argomentazioni sulla necessità del processo breve, non c’è una proposta delle opposizioni che dica che, se si vuole arrivare alle sentenze in un tempo ragionevole, bisogna finanziare la giustizia, aumentando gli organici, fornendo loro materiale tecnico per sveltire le pratiche e i mezzi necessari per far funzionare meglio tutta la macchina. Insomma facilitare il lavoro dei magistrati piuttosto che perseguitarli. Succede di assistere al grande imbroglio cattolico di confondere le ipotesi di reato con i peccati, che sono solo di pertinenza della confessione religiosa, e di confondere la privacy con l’omertà ( come se fosse possibile comportarsi in casa propria, facendo finta che la legge non esista). Francamente, il dubbio che questa nostra Repubblica non sia più in grado di gestire un cambiamento di rotta radicale, una metanoia, rimane e temo che per molto tempo ancora sarà condannata a vivere nell’apocalisse culturale in cui il berlusconismo l’ha ridotta. Mentre il caimano cerca di sfuggire al destino che lo aspetta, qualunque esso sia, sferrando colpi di coda inconsulti, mi viene da pensare che con lui anche la società civile, non solo non accetta le leggi dello Stato, ma agisce contronatura, poichè rifiuta le regole normali della vita e il ciclo dei giorni e delle notti, come se per alcuni cittadini debba esistere la fine e per altri solo l’eternità. Cambiare la rotta proprio su questa distorsione culturale, una grande trasformazione antropologica e culturale, sarà la grande sfida che aspetta questa nostra Repubblica. Ho sentito un autorevole esponente della maggioranza dire in televisione che i film come il Caimano, fanno male alla politica, confondendo la stessa con l’impunità e esortando all’esercizio della censura e della disinformazione, proprio dei poteri dittatoriali. Superfluo dire che ogni attività creativa rappresenta sempre una minaccia al potere, perché afferma il principio della libertà e quindi della democrazia. Quando i padri costituenti concepirono i poteri separati e indipendenti dello Stato lo fecero proprio per evitare le derive dittatoriali e ci affidarono una costituzione fra le più avanzate e complete del mondo, per garantire una democrazia solida. Ma la stessa democrazia non si può ereditare e trattarla come un soprammobile in balia della polvere: la democrazia è un bene dinamico che ha bisogno del nutrimento quotidiano, dell’assistenza e della vigilanza continua di tutti i cittadini, se non vogliamo che diventi la nave oraziana, in balia dei flutti, e incapace di raggiungere il porto sicuro, in cui vale la semplice regola che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge.

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