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I finanzieri del Comando provinciale di Vibo Valentia hanno provveduto al sequestro d’urgenza di un muro di contenimento lungo oltre un chilometro ed alto 16 metri che dovrebbe servire a proteggere dalle frane una strada nella zona chiamata Cancello Rosso. Il sequestro compiuto nell’ambito dell’operazione è stata denominata ‘Red Gate’, è stato disposto nell’ambito di una inchiesta della Procura di Vibo. L’opera, secondo l’accusa, nonostante sia stata appaltata nel 2002 e siano stati spesi già tre milioni di euro, risulta incompiuta e soggetta a rischiosi cedimenti strutturali, anche perchè realizzata con cemento depotenziato.
L’opera, tra l’altro, non è utile a sostenere la collina sovrastante, ma avrebbe accelerato un movimento franoso che per gli investigatori potrebbe mettere a rischio alcuni palazzi nelle vicinanze. Contestualmente al sequestro, i finanzieri hanno notificato otto informazioni di garanzia. Tra gli indagati, secondo quanto si è appreso, figurano tecnici e responsabili delle imprese che hanno realizzato l’opera. Una delle accuse ipotizzate è frode in pubblica fornitura.

GLI INDAGATI
Le persone finite nel registro degli indagati sono Filippo Russo, 65 anni, di Vibo, nella sua qualità di ingegnere, progettista e direttore dei lavori; Paolo Postorino, 56 anni, di Reggio Calabria, architetto collaudatore nominato dalla Regione; Gaetano Costantino, 73, di Reggio Calabria, architetto collaudatore nominato dalla Regione; Giuseppe Costanzo, 78 anni, di Catania, legale rappresentante delle ditte Sipa Spa e Cogip; Michele Luigi Ranno, 36 anni, di Catania, rappresentante e amministratore unico della Cogip; Pasquale Farfaglia, 46 anni, Vibo Valentia, nella qualità di direttore tecnico della Sipa e direttore di cantiere della Cogip; Giorgio Randazzo, 50 anni direttore tecnico della Cogip; Michele Evalto, 41 anni, di Vibo Valentia, amministratore unico della Calcestruzzi, l’impresa che forniva il cemento. I reati per cui sono indagati in concorso vanno dal delitto colposo di danno alla frode in forniture.
Il procuratore Spagnuolo ha precisato che nel 2002 la normativa antimafia sugli appalti non era quella in vigore oggi, altrimenti l’impresa che si è aggiudicata i lavori sarebbe stata esclusa. Ciò che adesso rimane, è stato evidenziato, è un muro pieno di crepe alto 16 metri e lungo un chilometro». L’appalto era statoa avviato nel 2002, per due interventi con un investimento totale di tre milioni di euro. «L’illecito perpetrato – ha spiegato il procuratore – hacagionato un pericoloso collasso della struttura in cemento armato realizzata, nonchè l’abbassamento e la rotazione del manufatto e delle sue fondazioni ed è ragionevole attendersi un rischioso ulteriore aggravamento della situazione». Da qui la necessità di emettere un decreto di sequestro preventivo. Il sindaco di Vibo Valentia, D’Agostino, che è stato nominato custode giudiziario con l’obbligo di procedere alla messa in sicurezza dell’area.

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