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PER conquistare appalti pubblici, la cosca Mancuso di Limbadi si era alleata con la massoneria siciliana. E’ quanto emerge da un’operazione che ha portato in tutta Italia alla notifica, al momento, di 20 avvisi di garanzia. Secondo quanto si apprende, comunque, il numero degli indagati è destinato ad aumentare, essendo le indagini ancora in corso, nei prossimi giorni, infatti, altri avvisi di garanzia potrebbero essere emessi dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. In particolare, gli inquirenti ipotizzano un’associazione per delinquere di stampa mafioso, che farebbe capo alla cosca Tripodi-Mancuso di Limbadi, dedita al controllo degli appalti. Tra gli indagati ci sono diversi personaggi riconducibili alla potente cosca attiva nella provincia di Vibo Valentia, ma anche esponenti della Sicilia «bene» e dell’imprenditoria. E dalle indagini ci sono anche rapporti sospetti con la massoneria deviata siciliana. 

I due provvedimenti che scaturiscono dalle indagini portano la firma del sostituto procuratore della Dda, Pierpaolo Bruni, e sono in corso di notifica da parte dei Carabinieri del Reparto operativo di Vibo Valentia e del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Vibo Valentia. Tra le regioni interessate, oltre alla Calabria, anche Sicilia, Lombardia, Lazio e Campania. 

Ci sono anche rapporti sospetti con la massoneria deviata siciliana nelle indagini che hanno portato all’emissione di avvisi di garanzia, perquisizione e sequestri emessi oggi dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Secondo le indagini la cosca Mancuso-Tripodi di Limbadi, in provincia di Vibo Valentia, aveva messo in piedi una fitta rete di rapporti, fino a collegarsi con alcuni personaggi chiave di una loggia attiva in Sicilia. Grazie a questa fitta rete di rapporti, la ‘ndrangheta sarebbe stata nelle condizioni, ipotizzano gli inquirenti, di controllare diversi appalti in Lombardia. Nei due provvedimenti che portano la firma del pm Bruni, è stata disposta la perquisizione anche di diverse imprese che, secondo le ipotesi investigative, sarebbero riconducibili alla cosca. La perquisizione è stata disposta nelle imprese: Edil Sud costruzione con sede legale a Roma; O&S Costruzioni srl di Milano; Gec Srl di Corbetta (Milano); Effegi Costruzioni srl di Corbetta (Milano); Gruppo Nobis di Corbetta (Milano); Istituto finanziario energia srl di Milano.

C’è anche Angelo Fiaccabrino, ritenuto negli anni esponente di spicco di Cosa Nostra in Lombardia e poi finito in diverse inchieste per logge massoniche deviate, tra gli indagati dell’inchiesta della Dda di Catanzaro. Secondo quanto evidenziato nei provvedimenti di perquisizione e sequestri, Fiaccabrino, 63 anni, nativo di Licata, ma domiciliato a Rozzano (Milano), sarebbe il promotore e l’organizzatore di una delle logge deviate a cui le cosche calabresi si rivolgevano per fare affari al Nord Italia. Fiaccabrino, inoltre, è noto anche per la sua attività politica che, negli anni, lo ha portato a rappresentare diverse forze politiche in Lombardia, dal Psi al Msi. Sempre secondo l’attività investigativa, la cosca Mancuso, attraverso le articolazioni della cosca Tripodi, avrebbe avuto rapporti di affari con logge massoniche che operano in provincia di Vibo Valentia e a Roma.

 

I destinatari del decreto di perquisizione sono: Nicola Tripodi, 64 anni, originario di Briatico (Vv) e residente ad Anguillara Sabazia (Roma) e ritenuto il capo dell’omonima cosca; la figlia Marika Tripodi, 27 anni, residente a Roma, ritenuta amministratrice della Edil Sud; il figlio del presunto boss, Orlando Tripodi, 26 anni, residente a Roma; Francesco Comerci, 37 anni, residente a Roma e amministratore formale della Edil Sud; Nunziato Grasso, 43 anni, di Messina, commercialista e consulente della società; Vincenzo De Maggio, 70 anni, commercialista di Messina; Paolo Coraci, 60 anni, di Monforte San Giorgio (Messina); Massimo Murano, 39 anni, di Legnano; Mario Festa, 60 anni, di Gaeta (Latina), ritenuto il procacciatore d’affari a disposizione della cosca.

Tra le attività di cui è stata disposta la perquisizione risultano diverse società di costruzioni, due bar tavola calda nel centro di Roma; gli studi dei due commercialisti indagati; abitazioni ed immobili riconducibili alle persone coinvolte. Complessivamente gli indagati di questa prima tranche sono una ventina, ma l’operazione è molto più complessa e sarebbero diverse le persone coinvolte. Con i due decreti emessi la Dda di Catanzaro punta ad acquisire atti utili per confermare rapporti e convergenze negli affari, anche tra la cosca e le logge massoniche deviate.

 

 

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