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POTENZA – «Ah, un’altra cosa. Noi dobbiamo fare l’impianto dell’aria condizionata a… a Matera (…) Solo che a nome tuo non lo puoi fare (…) Come possiamo “mastriare”?»

A parlare in questo modo con l’amico imprenditore Leonardo Mecca sarebbe stato l’economo della Regione Dionigi “Dino” Pastore, l’8 aprile dell’anno scorso. Proprio nel suo ufficio di via Verrastro.

Si tratta di una delle tante intercettazioni che sostengono l’accusa di corruzione e turbativa d’asta per cui entrambi sono agli arresti domiciliari da martedì. Intercettazioni che rivelano trucchi e stratagemmi per preparare gli appalti in modo da riuscire ad assegnarli alla ditta prescelta e a rendere “le carte” inattaccabili, sistemandole alla perfezione. Così nessuno, né una ditta esclusa né il migliore degli investigatori sarebbe mai riuscito a cavarne nulla.

Lo spezzattamento è uno di questi: «Devi fare…  una unica vuoi fare? O lo facciamo spezzato?… No, dico, la gara d’appalto vuoi fare tutto una volta o diviso, è meglio o peggio? Va be’… devi invitare 10 imprese poi…»

Chi parla qui è Leonardo Mecca che subito dopo viene rassicurato da Pastore: «Ma none, non dobbiamo invitare nessuno… fino a 40mila (…) Facciamo un paio alla volta… Vediamo se ci vuole una macchina, due quello che vi vuole… E poi un’altra botta la facciamo un’altra volta… per far campare un altro».

Per il gip «appare evidente da tutta la conversazione che la tecnica adottata dai due indagati consistesse nel ricorrere a un  frazionamento dei lavori e degli importi volutamente mantenuti al di sotto dei 40mila euro sì da poter procedere con affidamenti diretti ed evitare le ordinarie procedutre legali di partecipazione che prevedono ex lege forme di concorrenza tra i singoli partecipanti, rimettendo la decisione dell’aggiudicazione dell’opera a criteri imparziali e trasparenti».

Ma Leonardo Mecca in tasca sembra avere anche un’altra soluzione, perché oltre a incassare la commessa il problema è non fare apparire il suo nome, e l’idea di spezzettare il lavoro «per far campare un altro» non lo entusiasma più di tanto. Per questo chiede a Pastore di chiarire le sue intenzioni: «Quindi allora possiamo fare un lavoro buono, possiamo fare un piano e qualche altro piano, come abbiamo fatto prima…». E poi rilancia per il futuro con l’amico funzionario, a cui aveva appena fatto anche alcuni lavoretti nel suo nuovo lussuoso appartamento nell’antica torre medioevale dietro il Municipio del capoluogo:  «Tanto teniamo sempre aperto il rapporto».

Infine c’è il problema di non fare figurare la sua ditta, Edil Termotecnica srl, che pochi mesi prima si era già aggiudicata l’appalto da un milioni di euro in 3 anni per la manutenzione degli impianti termici della Regione, a Potenza, soffiandolo a una ditta come quella dei De Vivo, che queli impianti in parte li avevano costruiti e comunque li gestivano da 20 anni.

«Facciamo mettere un’altra persona». Spiega allora l’imprenditore 

Il prescelto sarebbe stato un imprenditore di Rotondella, che sembra essere subito di gradimento di Pastore («Questo di Rotondella è buono»), forse per la sua “diversità” geografica, che avrebbe preservato al meglio le apparenze.

«Sì Rotondella è magnifico… Poi lui stesso ci dà altri… Quello mò… lui lavora ai 24 alloggi qua». Spiega ancora Mecca all’economo che «ben consapevole del gioco delle parti», così scrive il gip, gli chiede se tra loro si scambiano «favori». «Sì, sì, sì. E’ una persona tranquilla… Quello (…) Gli dobbiamo dare quello che gli dobbiamo dare».

D’altronde è sempre d’affari che si tratta.

l.amato@luedi.it

 

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