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GIOIA TAURO (RC) – “La Calabria non può dire sempre no. Gioia Tauro è un porto strategico per i traffici nel mondo e lo è anche in questo caso per la sua posizione nel Mediterraneo. Non si tratta di aprire lo scalo a un traffico d’armi, ma di favorire un’operazione di distruzione di armi chimiche sulla base di impegni internazionali, un segnale importante, un contributo per la pace”. Michele Gravano, segretario generale della Cgil Calabria, parlando con l’Agi, va controcorrente rispetto alle prime reazioni istituzionali conseguenti all’annuncio ufficiale circa il ruolo che il porto calabrese avrà nel processo di dismissione dell’arsenale chimico siriano. 

“Non ne farei una questione ideologica – dice – Semmai si tratta di vigilare affinchè tutto avvenga nella totale sicurezza della popolazione e degli operatori dello scalo. Questo vale anche per i militari che dovranno seguire le operazioni”. I problemi da superare, semmai, secondo il sindacalista, per quello che rappresenta tuttora il simbolo del mancato sviluppo del Mezzogiorno, ma anche una risorsa per il presente e il futuro, sono altri. 
“Non bisogna sempre piangersi addosso – spiega – perchè nonostante tutto, negli ultimi anni, lo scalo ha rappresentato un fattore economico importante per tutto il comprensorio ed ha ancora delle potenzialità notevoli. I segnali di ripresa non sono stati ancora tali da consentire la rioccupazione di tutte le maestranze cassintegrate, ma la ripresa internazionale potrà dare una mano. Occorre però – prosegue Gravano – che la politica assuma alcune decisioni in maniera oculata. Mi riferisco alla nomina del nuovo presidente dell’autorità portuale che non dev’essere vista come l’occasione per premiare l’appartenenza politica ma deve avvenire sulla base di criteri di esperienza e competenza”.
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