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LAMEZIA TERME – Le 4 persone arrestate dalla Squadra Mobile della Questura di Catanzaro, Alessandro Torcasio detto il cavallo, Maurizio Molinaro, Vincenzo Giampà detto Enzo e Francesco Vasile, sono ritenute dagli inquirenti responsabili degli omicidi di Vincenzo Torcasio e del figlio Francesco avvenuti a Lamezia Terme a giugno e luglio 2011. Gli omicidi, secondo l’accusa, avevano come motivazione la ripartizione territoriale tra le diverse famiglie mafiose, ai fini della riscossione delle estorsioni a carico di diversi imprenditori. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dalla Dda di Catanzaro. Nelle scorse settimane il Quotidiano aveva riportato le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Angelo Torcasio relativamente ai due omicidi di Vincenzo e Francesco Torcasio affermando che «per quanto riguarda l’omicidio di Vincenzo Torcasio, gli esecutori materiali sono Alessandro Torcasio, detto “cavallo”, come conducente della moto e Francesco Vasile come sparatore». L’omicidio di Vincenzo Torcasio è avvenuto al campo di calcetto il 7 giugno 2011 quando Vincenzo Torcasio, detto “carrà”, mentre guidava dalla panchina la sua squadra di calcetto durante un torneo in corso di svolgimento al Centro sportivo “il tricolore” di contrada Pane, veniva freddato da 11 colpi di pistola calibro 9 davanti ai calciatori in campo ed a tanta gente che assisteva alla partita. Un mese dopo veniva assassinato anche Francesco Torcasio, il figlio di Vincenzo Torcasio, di cui il pentito ha pure svelato esecutori, mandante e movente dell’azione di morte avvenuta alle 8 di mattina in via Tommaso Fusco il 7 luglio del 2011. Come si ricorda, il killer di Vincenzo Torcasio, mentre si giocava sotto i riflettori, giunse a piedi e dalla recinzione all’esterno del campetto colpì prima alle spalle la vittima e poi in altre parti del corpo visto che Torcasio dopo i primi colpi si girò. Un sicario professionista che portò a termine la sua missione di morte senza ferire nessuno, allontanandosi sempre a piedi fra le campagne circostanti dove evidentemente c’era un complice ad attenderlo. Il giorno dopo la Polizia trovò uno scooter bruciato in una delle stradine di campagna che sarebbe stato utilizzato dal killer e dal complice per dileguarsi. «Fatto l’omicidio – ha raccontato ancora il pentito – ad attendere i killer, vi erano Umberto Egidio Muraca e Maurizio Molinaro: costoro erano in macchina, una Peugeot bianca, probabilmente una 107, la quale durante il cammino ha bucato una gomma». Il pentito ha anche svelato che «l’omicidio è connesso alla scissione nel gruppo tra Giuseppe Giampà e Vincenzo Bonaddio. Giuseppe Giampà – racconta il pentito – voleva realizzare il piano di eliminare tutti gli appartenenti alle cosche Torcasio e Gualtieri». Poi aggiunge altri particolari sull’omicidio. «La cosca Giampà era a conoscenza del torneo di calcetto. Francesco Vasile appartiene alla famiglia Giampà dal 2005, fu assoldato poichè, in virtù delle tante rapine commesse, era ritenuto in grado di commettere facilmente omicidi. Di Francesco Vasile eravamo a conoscenza solo io, Giuseppe Giampà e Vincenzo Bonaddio. Preciso di essere a conoscenza di ciò perché anch’io ho partecipato ad omicidi ed inoltre, gestendo le estorsioni, sapevo quando era il periodo in cui non dovevano essere avvicinati gli imprenditori, per scongiurare pericoli di controlli da parte delle forze dell’ordine. Ritornando all’omicidio – ha dichiarato ancora Angelo Torcasio – anche Giuseppe Giampà era inserito nel torneo di calcetto con una squadra denominata GT distribuzioni». E relativamente ai due omicidi il pentito ha rivelato anche che «Vincenzo Bonaddio non ne era stato informato, mentre io, Rosario Cappello e gli altri affiliati liberi venivamo preventivamente informati da Giuseppe Giampà. Per quanto riguarda l’omicidio di Vincenzo Torcasio, so per certo che avevano il calendario delle partite del torneo. Maurizio Molinaro e Battista Cosentino partecipavano con delle loro squadre». E che «alle varie partite del torneo molti degli associati erano presenti ad assistere alle partite, guarda caso la sera in cui c’è stato l’omicidio non era presente nessuno». Per quanto riguarda, invece, l’omicidio di Francesco Torcasio, sempre il pentito Angelo Torcasio ha rivelato che «Francesco dopo l’uccisione del padre Vincenzo era impazzito tant’è vero che, per vendicare il padre, prima voleva ammazzare i figli di Notarianni, poi se l’era presa con me e poi aveva deciso di ammazzare Giuseppe Giampà. Egidio Muraca, portò l’imbasciata a Giuseppe Giampà, pertanto lo stesso Egidio Muraca, Angelo Paradiso (vittime di tentato omicido a marzo 2011 che per il pentito sarebbe stato commesso da Luca Piraina e Giuseppe Catroppa) e Luca Cerra, decisero di fare un “raggiro” ai danni del citato Francesco Torcasio, tant’è vero che avevano fatto credere al predetto Francesco, “carrà”, che la mattina della sua uccisione, il 7 luglio 2011, tutti insieme dovevano fare una rapina al Sisa, cosa che di fatto non è avvenuta – ha raccontato il pentito – poiché Egidio Muraca con il suo tradimento e Maurizio Molinaro e Alessandro Torcasio “u cavallu”, su mandato di Giuseppe Giampà, lo ammazzarono nella sua auto. La dinamica mi è stata confidata da Alessandro Torcasio».

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