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FERRANDINA – Assolti. Il fatto non sussiste. Non ci sono né orchi né mostri da dare in pasto alla disapprovazione e allo sdegno della pubblica opinione. Non ci fu nessuna violenza sessuale sul minore disabile. Hanno dovuto attendere tre anni per veder cadere tutte le pesanti accuse a loro carico, costate anche il carcere e poi gli arresti domiciliari, Vito Lisanti, Tommaso Panetta e Michele Morisano. La sentenza di assoluzione per i tre giovani di Ferrandina è arrivata ieri mattina. A pronunciarla il giudice per le indagini preliminari del  Tribunale di Matera, Rosa Angela Nettis, al termine di un procedimento con rito abbreviato. Per Lisanti, Panetta e Morisano, difesi rispettivamente dagli avvocati Angela Indolfi, Imma Panetta e Pietro Damiano Mazzoccoli e Giovanna Lo Ponte, il pubblico ministero  Annunziata Cazzetta aveva richiesto in sede di requisitoria una condanna di sei anni di reclusione. Una condanna analoga era stata richiesta dalle parti civili, rappresentate e difese dagli avvocati Nicola Rocco e Anna Maria Chiaromonte che in più avevano richiesto un cospicuo risarcimento del  danno. Nel mese di ottobre del 2010 i tre erano stati raggiunti da ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito di una inchiesta condotta dalla Polizia di Stato su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Matera. Nei giorni successivi avevano ottenuto la misura degli arresti domiciliari, revocati dopo cinque mesi. Gli episodi contestati  a danno del minore si sarebbero verificati fino al mese di aprile 2009.

«Con questa sentenza – sostengono i legali della difesa-  è stata finalmente fatta giustizia per i tre ragazzi di Ferrandina, ingiustamente accusati di un reato grave ed infamante per il quale hanno dovuto subire, finanche,  l’onta del carcere e degli arresti domiciliari per ben cinque mesi: ci sono voluti, infatti, tre anni esatti (la custodia cautelare in carcere fu applicata in data 23 ottobre 2010 dalla Polizia di Stato del Commissariato di Pisticci su ordine del gip Rosa Bia) perchè i giudici del Tribunale di Matera arrivassero alla verità rendendo, così, giustizia ai tre malcapitati innocenti».  Per  Vito Lisanti, Tommaso Panetta e Michele Morisano, tre ragazzi di quelli che nelle piccole comunità si fa presto a catalogare come “diversi”, una sentenza che suona anche come una sorta di risarcimento morale, dopo la valanga di dicerie, pettegolezzi e insulti piovutagli addosso a seguito dell’arresto e del clamore mediatico suscitato dalla vicenda. Vituccio “Pastasciutta”, “Trezeguet” e “Tommasino” (così sono noti in paese) fanno parte di quella galleria di “personaggi” di periferia su cui costruire storie di paese per riderci su tra una partita di carte e un giro di birra al bar. E così anche le dicerie sugli abusi compiuti ai danni di un disabile, in questi tre anni, non hanno fatto altro che alimentare il chiacchiericcio di piazza. Ma per una volta quella che aveva tutti i contorni di una storiaccia di paese ha avuto il suo lieto fine. Almeno per i tre.

m.agata@luedi.it

 

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