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LE autorità colombiane lo hanno subito definito il ‘Pablo Escobar italiano’: è stato arrestato a Bogotà il boss della ‘ndrangheta Roberto Pannunzi, protagonista anni fa di due fughe, entrambe da strutture sanitarie a Roma. Pannunzi, 67 anni, “noto come l’Escobar dell’Italia, era l’uomo più ricercato dal paese”, ha sottolineato via Twitter il ministero della Difesa, nel dare l’annuncio della cattura. Altre fonti lo definiscono “il narco più ricercato dell’Europa”, segnalato alle autorità locali dalla giustizia italiana tramite l’Interpol. Nel momento in cui è stato catturato in un centro commerciale di Bogotà, il boss della ‘ndrangheta era in possesso di una carta d’identità venezuelana a nome Silvano Martino. Pannunzi è stato espulso dalla Colombia ed è arrivato in Italia in serata, atterrando a Fiumicino con un volo proveniente da Madrid. Il viaggio è stato compiuto nella massima sicurezza, dal momento che nessuno conosceva l’identità dell’ex latitante. Tra l’altro, sull’aereo viaggiava anche Raffaella Carrà.

I media di Bogotà sottolineano che gli esperti anti-droga colombiani hanno scoperto tempo fa una “nuova rotta del narcotraffico che arriva in Italia. I narcos fanno uscire la droga dal paese in motoscafi diretti in Centroamerica o in Ecuador. Il viaggio prosegue via container verso la Spagna, quindi in Italia”. Conosciuto come il “principe del narcotraffico”, originario di Siderno, nel 2010 Pannunzi riuscì ad evadere da una clinica romana dove si trovava agli arresti domiciliari per problemi di salute. La fuga ha di fatto ricalcato una precedente evasione riuscita a Pannunzi nel 1999. Anche in quel caso il boss approfittò della concessione degli arresti domiciliari in una clinica romana per fuggire. Era stato arrestato nel 1994 proprio in Colombia, a Medellin. 
Agli agenti che lo stavano ammanettando offrì un milione di dollari in contanti in cambio della libertà. Interlocutore privilegiato dei produttori di cocaina colombiani, con contatti anche con la mafia siciliana e con personaggi di spicco di alcune famiglie riconducibili al boss Provenzano, Pannunzi – sottolineano i media locali – era in grado di esportare fino a due tonnellate al mese di cocaina dalla Colombia all’Europa.

L’INCONTRO ROMANO. Appena sbarcato a Roma, l’ex latitante reggino ha incontrato il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, con il quale ha avuto all’aeroporto di Fiumicino un breve incontro. Pannunzi aveva in mano una busta di plastica bianca con una scritta verde. 

“L’ho incontrato, certo – ha riferito poi Gratteri, prima di lasciare lo scalo – ci ha salutato, in modo cordiale, come nel suo stile. Ci siamo riconosciuti. Ora andrà nel carcere di Rebibbia. Lo interrogherò nei prossimi giorni”. Alla domanda se si augura che il boss non torni in una clinica, Gratteri ha risposto che ”ognuno fa il suo mestiere: per me, che lo conosco da tanti anni, non mi pare malato al punto da dover andare in una clinica privata per essere curato. Ha dimostrato nel corso di questi anni di godere di buona salute, di poter girare il mondo ed affrontare qualsiasi difficoltà”. ”Sono qui perchè mi rientravo da un’altra importante rogatoria internazionale all’estero – ha aggiunto – ma anche per preparare gli atti del regime carcerario e soprattutto per evitare, dato che è evaso due volte, che succeda qualcosa. I meriti dell’arresto? L’ultima volta che è evaso abbiamo subito organizzato un lavoro di polizia giudiziaria, del Goa, e della Guardia di Finanza di Catanzaro. Nella fase finale si è innestato il Ros Centrale e siamo riusciti ad individuarlo: potevamo anche arrestarlo, siamo stati vicini a farlo, nel settembre 2012 ma era molto pericoloso su quel territorio: il problema non è entrarvi ma uscirne vivi. C’è stata una grande collaborazione della DCSA e poi della polizia colombiana che ci ha fornito il supporto materiale per poter intervenire su quei territori molto difficili”.

LE REAZIONI. “E’ stata un’operazione di altissimo livello”. Lo afferma all’Adnkronos il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, che si dice molto soddisfatto per l’arresto di Roberto Pannunzi, ribattezzato “Pablo Escobar italiano”, avvenuto in Colombia da poche ore. “Credo sia il più grande fornitore di sostanze stupefacenti dalla Colombia. E’ importante avere conseguito questo risultato al quale hanno lavorato la procura di Reggio Calabria, il Goa della Guardia di finanza di Reggio Calabria e Roma”, ha aggiunto Cafiero de Raho.
“E’ il più grande importatore di cocaina al mondo. Sappiamo che organizza acquisti di tremila chilogrammi per volta”. Così il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, descrive  il narcotrafficante internazionale Roberto Pannunzi, arrestato in Colombia. Gratteri è il magistrato che gli ha dato strenuamente la caccia insieme ai suoi stretti e fidati collaboratori del Goa della Guardia di finanza di Catanzaro e al Ros centrale con il supporto della Direzione centrale antidroga. E’ la terza volta che la magistratura mette le mani addosso al broker internazionale della droga. Per altre due volte Pannunzi era riuscito a scappare e far perdere le proprie tracce ma l’attenzione nei suoi confronti è sempre rimasta alta e oggi le attività hanno dato il buon risultato della sua cattura e dell’arrivo immediato in Italia dopo l’espulsione dalla Colombia.
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