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TORINO – Si nascondeva a Torino il 57enne Cosimo Demasi, detto ‘Mingianisi’, latitante dallo scorso 31 luglio. L’uomo, ritenuto esponente di spicco della locale di Gioiosa Ionica guidata dal fratello Giorgio, deve scontare una pena di tre anni e tre mesi di reclusione a seguito di una sentenza del 13 marzo 2012 (confermata dalla corte d’appello il 25 settembre 2012) per reati inerenti il traffico e lo spaccio di stupefacenti, si era sottratto nel luglio 2013 all’esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica – Ufficio esecuzioni penali del Tribunale di Locri. 

L’arresto è stato eseguito in via Damiano Chiesa 62, nel popolare quaritere Barca, dagli uomini dellla Squadra mobile di Torino in collaborazione con i colleghi in servizio a Reggio Calabria e al commissariato di Siderno, le indagini della polizia hanno permesso di accertare che il latitante si era rifugiato da diversi mesi nel capoluogo piemontese, sfruttando gli appoggi logistici che la cosca di ‘ndrangheta di origine offre ai propri associati, da tempo radicati nell’hinterland piemontese. Vistosi senza più via di scampo, ha riconosciuto gli investigatori calabresi e si è complimentato con loro per aver messo fine alla sua latitanza. 
Oltre ad arrestare il latitante, gli agenti hanno denunciato M. A., un cittadino torinese di 60 anni, che, secondo la polizia, avrebbe dato ospitalità a Demasi nella sua abitazione di via Vittime di Bologna al civico 13. 

Il fratello di Cosimo Demasi, Giorgio, è stato arrestato da latitante poichè fuggito alla cattura nell’ambito della maxi operazione antimafia denominata “Crimine” a Torino nel 2011 e, come detto, secondo gli inquirenti era il capo della locale di Gioiosa Ionica ed è ritenuto ai vertici della cosiddetta “Provincia”. Su di lui pesano le intercettazioni ambientali delle sue numerose conversazioni registrate all’interno della lavanderia “Ape Green” con Giuseppe Commisso detto “u Mastru”, esponente di spicco della omonima famiglia di Siderno. Cosimo Demasi, secondo le accuse mosse dagli inquirenti, risulterebbe inserito nella cosca di ‘ndrangheta degli Ursino, operante nella fascia jonica reggina. 
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