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GRASSANO – Oltre un anno di traversie giudiziarie, un’impresa edile in salute compromessa e la vita di una persona stravolta, per arrivare a completa assoluzione.
E’ la vicenda di Maurizio Altomonte, 51 anni di Grassano, difeso dall’avvocato materano Pietro Damiano Mazzoccoli, assolto mercoledì scorso dalle pesantissime accuse di estorsione aggravata in danno di un altro imprenditore di Matera. La sentenza di primo grado è stata emessa dal tribunale collegiale di Matera, presieduto da Gaetano Catalani (a latere Giuseppe De Benedictis e Angelo Onorati), che ha accolto in pieno le argomentazioni del difensore.
Altomonte fu arrestato nel febbraio del 2013 dagli agenti della Squadra Volanti, secondo cui andava in giro con una 38 Special a matricola abrasa, preannunciando una serie di sciagure («Ti ammazzo, ammazzo te e i tuoi familiari») a un piccolo imprenditore edile materano, se non gli fosse stata corrisposta la somma di denaro richiesta. Da agosto 2012, Altomonte secondo gli inquirenti era riuscito a farsi consegnare in oltre dieci tranche 15.000 euro (7.000 di questi dal mese di gennaio 2012). Il presunto imprenditore taglieggiato aveva chiesto aiuto agli agenti della Polstato. I poliziotti evidenziarono che persino mentre la presunta vittima si trovava nei loro uffici, aveva ricevuto una richiesta telefonica di 3.000 euro, che gli agenti avrebbero disposto di assecondare. Ma all’appuntamento in un bar in pieno centro, si sono presentati in borghese anche i poliziotti della Mobile. Altomonte, però, si è diretto verso il colle Timmari, seguito dalla vittima e, a debita distanza, da un furgoncino bianco del pane, utilizzato dai poliziotti per nascondersi. Nei pressi di Timmari i due avevano iniziato a discutere: la vittima aveva solo 600 dei 3.000 euro richiesti, Altomonte ne avrebbe pretesi altri 2.400. Da lì l’arresto e la perquisizione in casa di Altomonte, dove la polizia aveva trovato e sequestrato due telefoni cellulari, la pistola e quattro agendine con una decina di nomi, cognomi e somme di denaro, che secondo gli inquirenti sarebbero state indicate come “cavalli” e non come euro (ad esempio 6.000 cavalli al posto di 6.000 euro). Con i poliziotti, Altomonte si era giustificato affermando di essersi fermato a Timmari a fumare una sigaretta in attesa di ritirare una scrivania da Matera.
Alla base dell’estorsione, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, ci sarebbe stata la possibile opportunità di lavoro per Altomonte in un progetto dell’impresa materana, non ancora realizzato. Tutte le accuse si sono, però, clamorosamente sgonfiate in aula, compresa quella di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, a causa di un difetto di querela. L’avvocato Mazzoccoli ha fornito a discolpa del suo cliente una serie di elementi, come la documentazione comprovante somme di denaro rilasciate da Altomonte in favore della presunta vittima, per circa 20mila euro. Quindi si ipotizza un credito che l’uomo vantava nei confronti della sua presunta vittima, che probabilmente non lo restituiva.
«La giustizia finalmente ha fatto il suo corso -commenta l’avvocato Mazzoccoli sentito dal Quotidiano- restituendo la dignità a un uomo accusato ingiustamente ed addirittura arrestato per fatti mai commessi; in lui rimangono tutte le sofferenze di uomo e imprenditore, costretto a rinunciare ad un’attività che nel 2009 era fiorente con tanti dipendenti, per sopravvivere oggi con un lavoro saltuario».

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