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GIOIOSA JONICA (RC) – «Non è un bunker, è una cantina dove teniamo il vino». Con queste parole il latitante Giuseppe Aquino ha definito il nascondiglio ricavato nel sottoscala dell’abitazione della madre, a Marina di Gioiosa Jonica, dove i carabinieri lo hanno scovato nel pomeriggio di ieri. il latitante, al momento della cattura, si trovava all’interno di un bunker sotterraneo cui si accedeva attraverso una botola, con congegno elettronico, ricavato in un sottoscala realizzato nella cantina dell’abitazione della madre, dove sono stati rinvenuti sofisticati apparati tecnici utilizzati per sottrarsi attività ricerca. 

 

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Dopo avere individuato il possibile nascondiglio, i carabinieri hanno chiamato per nome il latitante, il quale non ha risposto. Solo quando ha capito che i militari avrebbero sfondato con il martello pneumatico, l’uomo si è arreso. Aquino ha aperto la porta del nascondiglio e si è consegnato ai Cacciatori dello Squadrone eliportato, coi quali si è complimentato. Aquino non era armato, non ha opposto alcuna resistenza ed anzi ha tranquillizzato i parenti presenti in casa. 

Nato a Marina di Gioiosa Jonica il 20 febbraio 1962, Giuseppe Aquino, detto «peppu ù pacciu», era latitante dal luglio 2010, poichè si era sottratto all’arresto nell’operazione denominata «il crimine», coordinata dalla D.D.A. di Reggio Calabria, quale esponente di vertice della ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata «cosca Aquino», operante a Marina di Gioiosa Jonica. Era stato condannato in rito abbreviato a 3 anni e 4 mesi di reclusione, una pena definita «blanda» dal procuratore facente funzioni Ottavio Sferlazza, che ha annunciato che la Dda sta valutando l’eventuale ricorso.

 

 

 

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