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REGGIO CALABRIA – Il consigliere regionale della Calabria Antonio Rappoccio (Lista Scopelliti presidente in quota Pri) è stato arrestato dalla guardia di finanza per associazione per delinquere, corruzione elettorale aggravata, truffa e peculato in esecuzione di un provvedimento del gip su richiesta della Procura generale di Reggio Calabria.

Lo scorso giugno La Procura generale aveva avocato l’inchiesta della Procura che aveva già portato al rinvio a giudizio, per corruzione elettorale semplice dello stesso Rappoccio. Secondo l’inchiesta, il consigliere regionale di centrodestra avrebbe ideato un meccanismo che gli consentisse di essere eletto, e di tentare di fare eleggere al Consiglio comunale di Reggio, nel 2011, Elisa Campolo. Inoltre, attraverso la costituzione di società fantasma avrebbe promesso, in occasione delle comunali del 2011, un posto di lavoro in cambio del voto alla stessa Campolo.

LE INDAGINI. Un rodato e cinico meccanismo di raccolta del consenso elettorale: è quello messo in atto, secondo quanto riferito dalla guardia di finanza di Reggio Calabria, dal consigliere regionale della Calabria Antonio Rappoccio, del gruppo Insieme per la Calabria-Scopelliti presidente in quota Pri arrestato stamani per associazione per delinquere, corruzione elettorale aggravata, truffa e peculato perchè, tra l’altro, avrebbe costituito società fantasma allo scopo di ottenere voti. Il gruppo di cui fa parte Rappoccio è composto da Pri e Udeur e non è inserito nella lista Scopelliti presidente. Il meccanismo che sarebbe stato ideato da Rappoccio, secondo l’accusa, ha operato attraverso l’attività di società strumentali che con il fine apparente di selezionare aspiranti lavoratori, ne captava e canalizzava il voto speculando sui bisogni e le aspettative di tanti giovani. La Procura generale, accogliendo una serie di richieste avanzate da Aurelio Chizzoniti, primo dei non eletti nella lista insieme per la Calabria e presentatore anche dell’esposto che ha dato il via all’inchiesta della Procura della Repubblica, ha avocato nel giugno scorso l’inchiesta della Procura a carico di altre 17 persone che aveva già portato al rinvio a giudizio, per corruzione elettorale semplice, di Rappoccio. L’avvocato generale dello Stato Francesco Scuderi, che ha avocato le indagini, contestualmente all’emissione dell’avviso di garanzia, aveva disposto una serie di perquisizioni effettuate ai primi di luglio dalla guardia di finanza a carico di Rappoccio e di altre cinque persone, Elisa Campolo, Luigi Mariani, Domenico Lamedica, Maria Antonia Catanzariti e Loredana Tolla.

L’accusa di associazione per delinquere nei confronti di Rappoccio nasce perchè, secondo quanto contestato dalla Procura generale, il consigliere avrebbe promosso e ideato un articolato meccanismo fraudolento ponendo in essere una serie di condotte che gli consentissero, in occasione delle elezioni regionali del 2010, di essere eletto e di tentare di fare eleggere al Consiglio comunale di Reggio, nel maggio 2011, Elisa Campolo, che pur non venendo eletta ha ottenuto, secondo l’accusa, un gran numero di voti. Tale sistema, secondo l’accusa, avrebbe consentito a Rappoccio di disporre di un congruo «serbatoio» di voti in vista delle prossime elezioni politiche. Il politico, inoltre, in concorso con altri, e «attraverso la costituzione dell’ennesima società fantasma», la Sud Energia, e l’invio di lettere a firma del presidente del consiglio di amministrazione, ha indotto in errore un gran numero di elettori cui veniva promesso, in occasione delle elezioni comunali del maggio 2011, un posto di lavoro in cambio del voto a Elisa Campolo. Il consigliere regionale è accusato anche di truffa perchè, per la Procura generale, insieme agli altri indagati, avrebbe indotto circa 850 persone a iscriversi alla cooperativa Alicante pagando 15 euro ed a partecipare, con il pagamento di altri 20 euro, ad un concorso «superando il quale, a dire del Rappoccio e dei suoi correi, avrebbero avuto concrete possibilità di lavoro». Il peculato, invece, è stato contestato perchè, per convocare tutti coloro che lo avrebbero votato, hanno effettuato numerose telefonate dagli apparecchi installati nella sede del gruppo di Pri nel palazzo comunale di Reggio Calabria.

L’ORDINANZA DEL GIP.  Il consigliere regionale della Calabria Antonio Rappoccio, del Partito repubblicano, è stato arrestato perchè c’è il rischio di una reiterazione dei reati. È quanto scrive il gip di Reggio Calabria Vincenzo Pedone nelle 29 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita oggi dalla guardia di finanza. L’ordinanza è stata emessa per il solo reato di associazione per delinquere, così come chiesto dalla Procura generale che ha avocato le indagini. «Sussiste – scrive il gip – il concreto pericolo di reiterazione dei reati atteso che le acquisite emergenze probatorie dimostrano senza alcuna possibilità di dubbio che l’indagato, se lasciato in libertà, continuerebbe ad utilizzare la struttura associativa creata per commettere quegli stessi reati che gli hanno consentito di essere eletto al Consiglio regionale nel marzo 2010 e di avere fatto ottenere ben 439 voti di preferenza a Elisa Campolo in occasione delle elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale di Reggio Calabria nel maggio 2011». Il gip evidenzia anche altre otto circostanze che indicherebbero il pericolo di una recidiva: «l’indagato aspira a diventare membro del parlamento nazionale; la prosecuzione del’attività criminosa pur in presenza di numerose esplicite e pubbliche denunce da parte della stampa locale; della piena operatività, ancora oggi, della società Sceleris della quale l’indagato si avvale per il perseguimento dei suoi fini illeciti; dalla elevata capacità a delinquere dimostrata nel mimetizzare le iniziative delittuose; della circostanza che pur a conoscenza di indagini a suo carico per corruzione elettorale non demorde; dalla particolare callidità dimostrata nel tessere, pazientemente ed astutamente, sin dal dicembre 2007, quanto meno, la trama delle sue delittuose iniziative; dalla protervia di cui ha dato prova illudendo centinaia di giovani e le rispettive famiglie; dalla gravità delle condotte addebitate che evidenzia la spiccata pericolosità dell’indagato». 

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