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REGGIO CALABRIA – Il direttore operativo della Leonia, municipalizzata del Comune di Reggio per la raccolta dei rifiuti, Bruno De Caria, è stato arrestato nel corso di un’operazione della Guardia di finanza e della Polizia contro la cosca di ‘ndrangheta dei Fontana. L’operazione, condotta dal Gico del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza e dalla Squadra mobile di Reggio Calabria, è finalizzata all’esecuzione di otto ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip su richiesta della Dda reggina, nei confronti di altrettanti presunti affiliati alla cosca operante nel quartiere Archi di Reggio Calabria. Contestualmente agli arresti, Guardia di finanza e Polizia stanno provvedendo anche al sequestro di beni mobili, immobili e società commerciali che secondo l’accusa sono riconducibili alla cosca Fontana, per un valore complessivo di circa 30 milioni di euro. Inoltre sono in atto perquisizioni a Reggio Calabria, Roma ed in Toscana. Il Consiglio dei ministri, ieri, ha sciolto il Comune di Reggio Calabria per «contiguità» mafiose dell’amministrazione. 

Bruno De Caria, 62enne, è il direttore della «Leonia Spa», la società mista per la raccolta rifiuti partecipata al 51% delle azioni dal Comune di Reggio Calabria arrestato questa mattina nell’ambito di un’operazione congiunta della Squadra Mobile e dal Gico della Guardia di Finanza contro la cosca di ‘ndrangheta dei Fontana, ‘ndrina di Archi federata al potentissimo cartello del clan Condello. De Caria è accusato di associazione di tipo mafioso, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e abuso d’ufficio, aggravati dal fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa. Secondo l’accusa De Caria, grazie al suo ruolo, avrebbe favorito l’infiltrazione della cosca nella municipalizzata. Tra gli altri arrestati figurano il boss Giovanni Fontana, i suoi quattro figli Giandomenico, Francesco, Giuseppe e Antonino e le mogli di due di questi.

 

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«Incapacità del socio di maggioranza di controllare cosa accadesse in seno alla società mista». Lo scrive il gip del Tribunale di Reggio Calabria che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per le 8 persone coinvolte nell’operazione condotta questa mattina dalla Squadra Mobile e dal Gico della Guardia di Finanza e che ha portato all’arresto del direttore della Leonia, la società partecipata del Comune di Reggio Calabria, sciolto ieri per contiguità con la ‘ndrangheta, che appunto è il socio di maggioranza della Leonia. «Si può ritenere, senza tema di smentite – scrive il gip nell’ordinanza – come le società miste hanno rappresentato uno dei poli di attenzione della ‘ndrangheta, finendo con il rivelarsi strumento (l’ennesimo) mediante il quale la criminalità organizzata ha infiltrato (sarebbe meglio, forse, dire l’ha fatta propria) l’economia cittadina». «Con la prima aggravante – prosegue il magistrato – che ciò è avvenuto in un settore, come quello dei servizi pubblici, destinato alla collettività e con l’ulteriore rappresentata dall’incapacità (a voler essere ottimisti) del socio di maggioranza di controllare, nel corso degli anni, cosa accadesse in seno alla società mista». Il «socio di maggioranza» è il Comune di Reggio Calabria, detentore del 51% delle azioni della Leonia Spa. 

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