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POTENZA – Prezzi stracciati per vincere le gare, e poi varianti di comodo per recuperare il ribasso anche a costo di sacrificare «un muro di sostegno» per le case popolari per ex terremotati. E poi tanti affidamenti diretti, anche a ditte vicine a consiglieri comunali recalcitanti. Per convincerli a votare il bilancio con un dolcissimo «lecca lecca»,
E’ il «ben sperimentato e consolidato sistema di malaffare esistente all’interno del comune di Melfi», scoperto dagli agenti della Squadra mobile di Potenza, che ieri ha portato a sei ordinanze di custodia cautelare, tra cui i domiciliari per il sindaco e segretario regionale dello Psi Livio Valvano.
In carcere è finito il capo dell’ufficio tecnico del Comune Berardino D’Amelio, mentre i domiciliari sono toccati anche agli imprenditori Emilio e Antonio Caprarella (già consigliere comunale di maggioranza ai tempi dell’ex sindaco Ernesto Navazio, non indagato), già nel mirino dell’Antimafia per i rapporti con il clan mafioso dei Di Muro. Domiciliari anche per un geometra della loro ditta, Gerardo Caccavo, mentre Katia Caprarella, altra figlia di Emilio, è stata colpita dall’obbligo di dimora nella cittadina federiciana.
Per gli investigatori i costi delle opere pubbliche venivano «limati» per recuperare i ribassi praticati in sede di gara, risparmiando dove possibile, anche sulla costruzione di un muro portante.
Secondo la Procura di Potenza lo scenario che emerge dall’inchiesta «Coker» è «allarmante e inquietante» con amicizie «pesanti» degli imprenditori con politici e amministratori comunali.
Il sistema messo in piedi nell’area Nord della Basilicata prevedeva appalti pilotati con pesanti ribassi (fino al 40 per cento, in grado di sbaragliare la concorrenza) con un recupero del guadagno fatto di «varianti» ai progetti e risparmi «pericolosi».
Gli indagati in tutto sono 25 tra imprenditori, tecnici e dirigenti comunali e amministratori, inclusi l’ex sindaco Alfonso Salvatore e il consigliere comunale Antonio Sassone, e tutti i membri della vecchia giunta capeggiata da Valvano, che qualche mese fa aveva provveduto a un sostanziale rinnovamento. Tutti tranne un ex assessore, Rosa Masi, che si è opposta all’approvazione di una di quelle strane varianti, e di fronte ai poliziotti ha confermato tutte le sue perplessità diventando un superteste dell’accusa.
Tra i capi d’imputazione si legge di turbata libertà di procedimenti di scelta del contraente, induzione indebita a dare o promettere beni e altre utilità e falso. Le indagini – illustrate nel corso di una conferenza stampa dal Procuratore Luigi Gay, e dal dirigente della Squadra Mobile, Carlo Pagano – hanno riguardato in particolare la realizzazione di 36 alloggi di edilizia popolare in contrada Bicocca e i lavori di messa in sicurezza del plesso scolastico Nitti, per un totale di oltre sei milioni di euro e «con ribassi anomali del 37,1 e del 38,6 per cento». Entrambi lavori affidati ai Caprarella.
Dalle intercettazioni emergono particolari inquietanti: «Sapevamo già che fare: la muratura non era adeguata alla normativa, non c’erano gli ascensori, non c’erano gli infissi». E al capo dell’ufficio tecnico l’ex vicesindaco Rinaldo Di Ciommo ammetteva che «con un lecca lecca puoi comprare un consigliere» (Antonio Sassone, ndr), e «con un lecca lecca non dato lo perdi».
«Quanto dobbiamo mettere come ribasso?» si chiedono al cellulare i Caprarella. «Fallo corposo» è la risposta data dagli intercettati.
Ci sono poi terreni venduti dai dirigenti comunali e promesse di favori. E in molte conversazioni appaiono le frasi «ce lo ha chiesto il sindaco», riferendosi a scelte su varianti e lavoro. Secondo il gip, che ha accolto le richieste del pm Francesco Basentini, vi era «una totale compartecipazione dello stesso sindaco all’azione di turbativa rilevante» approfittando «con molta disinvoltura della situazione». Come quando ha dato il suo consenso a una variante illegittima sull’appalto dei Caprarella per la costruzione delle case popolari chiedendo in cambio soltanto l’installazione di alcuni ascensori.
Ma Valvano è accusato anche di induzione indebita per aver indicato il nome di una donna da assumere ai Caprarella per effettuare alcune pulizie al Nitti. Una persona bisognosa, che si era già rivolta al suo predecessore Navazio, che di fronte alle sue insistenze aveva chiamato i carabinieri.

l.amato@luedi.it

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